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Rivoluzione digitale: una strada senza ritorno


lunedì 5 febbraio 2024
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



 

Walt Disney diceva che, se puoi sognarlo, se puoi immaginarlo, puoi anche farlo. Ma ci sono eccezioni anche in questo. Proviamo per un attimo a immaginare un mondo senza smartphone, con al massimo i cellulari dei primi anni Novanta. Epoca precedente al Blackberry. I nativi digitali andrebbero nel panico solo all’idea, ma anche molti boomer avrebbero problemi al riguardo e, comunque, siamo franchi e seri, non è assolutamente possibile.

Pubblica amministrazione online, un ministero destinato allo transizione verso il digitale, processo telematico nella giustizia, comunicazioni e informazione in tempo reale, il nuovo mondo del marketing dominato dai social e centinaia, se non migliaia, di gesti quotidiani che facciamo con i nostri smartphone. Da leggere il giornale o pagare la spesa; dal mandare un vocale o, addirittura, perfino telefonare.


Ma cosa accadrebbe se un ipotetico ribelle rivoluzionario volesse andare controcorrente e non usare la rete, internet, lo smartphone e, addirittura, i computer? Sarebbe possibile?

Premesso che nulla è vietato e che qualcuno, sicuramente, ha uno stile di vita che glielo permette e che, per cadere nel banale, ci sono villaggi in Amazzonia e non solo senza fibra e banda larga, dobbiamo renderci conto che la rivoluzione digitale non prevede un biglietto di ritorno. Mai come in questo caso non possono essere utilizzate le parole rese celebri dal Gattopardo secondo cui perché niente cambi tutto deve cambiare. Tutto è già cambiato e cambia continuamente. E continuerà a cambiare a velocità sempre maggiore.

Resistere alla rivoluzione digitale forse sarà possibile ancora a breve, per qualche romantico (e forse anacronistico) partigiano del passato che continuerà a scrivere lettere a mano o vorrà pagare in contanti la spesa al supermercato evitando le asettiche casse automatiche. I giorni in cui gli impiegati di banca erano il primo, e talvolta unico, punto di contatto con il mondo finanziario sono ormai un ricordo lontano. Oggi, le operazioni bancarie avvengono con un clic dal divano di casa e gli sportelli tradizionali sono santuari abbandonati e silenziosi. Gli impiegati delle pubbliche amministrazioni, una volta intenti a redigere atti a mano, sono diventati delle rarità, sostituiti da sistemi digitali che accelerano e semplificano le pratiche amministrative.

La chiave di questo cambiamento radicale risiede nella praticità e nella velocità offerte dalle soluzioni digitali. E a chi non piace la comodità?

Prenotazioni, ricette mediche, visite di controllo e pratiche amministrative trovano oggi la loro dimora online, permettendoci di risparmiare tempo prezioso e semplificando la gestione della nostra vita quotidiana. Chi volesse tornare indietro busserebbe a porte chiuse di uffici vuoti. E se qualcuno rivendicasse la libertà di scelta di non usare i sistemi digitali, anche se la voglia di farlo spesso sale, sarebbe solo un novello Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.

Dobbiamo essere consapevoli che la dipendenza dalla tecnologia, sebbene offra numerosi vantaggi, espone a nuovi rischi e vulnerabilità. La sicurezza dei dati, la privacy e la disparità nell'accesso alle risorse digitali sono questioni che richiedono una costante attenzione. Ed anche il gap nelle capacità di utilizzo della rete è profondo: a fronte di vecchie generazioni che non sanno come usare i nuovi strumenti, ne abbiamo di giovani che ne fanno un uso spesso dissennato.

In definitiva, mentre muoviamo verso un futuro ancora più digitale, dobbiamo riflettere attentamente le implicazioni etiche e sociali di questa trasformazione e, per legislatori e operatori, le responsabilità crescenti perché questo futuro sia sostenibile e inclusivo. La strada del digitale è semplicemente inevitabile: deve essere vista come un’opportunità.




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