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La Privacy ai tempi dei social e alcune possibili ripercussoni


lunedì 8 aprile 2024
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



 

Inutile negare un dato di fatto decisamente oggettivo: i social media hanno sicuramente ridefinito i confini della privacy in modo significativo. Rispetto al passato, oggi le persone condividono una quantità enorme di informazioni personali online tramite piattaforme social come Facebook, Twitter, Instagram, TikTok e molte altre. Queste informazioni includono dettagli sulla propria vita quotidiana, relazioni personali, opinioni politiche, preferenze di consumo e molto altro.

Inoltre, mentre in passato la privacy poteva essere più facilmente mantenuta controllando le informazioni condivise con un piccolo gruppo di persone o tenendole completamente private, ora le informazioni personali possono essere accessibili a un pubblico molto più ampio, a volte senza che l'individuo ne sia pienamente consapevole. Si tratta di dati e informazioni personali e intime che, una volta, sarebbero state custodite gelosamente ma che oggi vengono letteralmente sbandierate e portate a conoscenza anche di una generalità di persone da parte di cui si chiede approvazione e condivisione. Una vera rivoluzione copernicana resa possibile dalla facilità di condivisione e aumento costante dei possibili canali e strumenti per farlo.

Per approfondire > DATAFICATION: la nostra esistenza in dati

Tutto lecito, possibile, legittimo. Non si discute assolutamente della possibilità e del diritto di ognuno di mettere in piazza la propria esistenza. Potrebbe diventare anche fonte di lavoro e di reddito, come ci insegnano i più noti influencer e blogger ma, per i più, possono presentarsi rischi e pericoli di cui si è parlato anche troppo a più riprese.

Ma oltre ai noti pericoli vi possono essere anche altri tipi di ripercussioni a cui, spesso, non pensiamo ed in particolare ciò può avvenire per i più giovani. I possibili datori di lavoro, inevitabilmente, insieme al curriculum e alle esperienze lavorative pregresse quasi per prassi esaminano i profili dei social media dei potenziali candidati durante il processo di assunzione. Se trovano contenuti inappropriati o controversi, ben potrebbero decidere di non assumere quella persona. Ad esempio, un datore di lavoro potrebbe essere preoccupato se trova post che esprimono opinioni discriminatorie, linguaggio offensivo o comportamenti non professionali o che possono creare potenziali rischi durante il rapporto di lavoro. Ipotizziamo quello di uno sfegatato tifoso di calcio che segue sempre la propria squadra e fa insorgere dubbi sulla sua presenza per i giorni di coppa o il lunedì a seguito di una lunga trasferta. Probabilmente anche il profilo di chi non nasconde di tirare tardi troppo spesso in discoteca potrebbe far riflettere un potenziale datore.

D'altra parte, un profilo ben curato e professionale potrebbe influenzare positivamente le opportunità di lavoro di un individuo. Ma il voyeurismo che affligge molti giovani è, ovviamente, rivolto verso comportamenti che potrebbero non rispondere alle esigenze di un’azienda. Le informazioni pubblicate online potrebbero anche influenzare le relazioni personali di un individuo. Ad esempio, post che coinvolgono altre persone, come foto compromettenti anche solo inopportune, ovvero commenti controversi su amici o familiari, sono spesso causa di tensioni o addirittura rotture nelle relazioni personali. Inoltre, le persone possono formarsi opinioni in base a ciò che vedono sui social media, il che potrebbe influenzare la reputazione e le interazioni sociali di ciascun individuo.

La divulgazione di dettagli intimi sulla routine quotidiana, come la propria posizione, le attività in corso o i luoghi visitati, può compromettere la sicurezza personale. Per esempio, la condivisione di foto o aggiornamenti mentre ci si trova in vacanza potrebbe rivelare che la propria abitazione è momentaneamente priva di occupanti, aumentando il rischio di intrusioni o furti.

Sono considerazioni di buon senso, banali ma che, in ogni caso, dovrebbero essere alla base di una condotta oculata sui social. Purtroppo, non è così; sappiamo bene che nel mondo digitale di oggi, a parte il pericolo dei cyber attacchi ai device, siamo in contatto con un tipo di memoria, quella della rete, che è infinita ed eterna e tutto ciò che pubblichiamo potrà essere usato, tra anni o decenni, contro di noi.




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