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lunedì 16 dicembre 2024
Di Avv. Gianni Dell'Aiuto
Immaginate un mondo in cui i dati personali non siano disseminati in mille piattaforme senza un controllo reale, ma custoditi in un luogo sicuro, gestiti direttamente da chi ne è il vero proprietario: tu.
Un mondo in cui finalmente puoi decidere con chi condividere le tue informazioni, quali tra queste mettere a disposizione della rete, per quanto tempo e con quale scopo. Esattamente il contrario di quando accade adesso dove, con un unico click, acconsenti a condividere tutto te stesso con un’azienda, i suoi fornitori, i suoi inserzionisti, gli analisti e, magari, la Banda Bassotti.
Non è un’utopia, ma un futuro possibile grazie ai Personal Information Management Systems (PIMS).
Di fatto sono piattaforme o applicazioni progettate per consentire la gestione attiva dei propri dati personali. Tecnicamente, funzionano come hub centralizzati che aggregano, archiviano e organizzano le informazioni personali dell'utente in un unico luogo sicuro. Gli utenti possono decidere chi può accedere ai dati, per quale scopo e per quanto tempo, attraverso meccanismi come autorizzazioni granulari, revoche di consenso in tempo reale e tracciamento delle attività sui dati.
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I PIMS sfruttano protocolli di interoperabilità e standard di sicurezza avanzati, come la crittografia, per garantire che i dati siano protetti durante la condivisione o il trasferimento; possono integrare tecnologie come blockchain per creare registri immutabili delle autorizzazioni concesse, oppure l’uso di identità digitali decentralizzate (DID) per rafforzare la privacy.
Questi sistemi possono essere configurati per rispondere ai requisiti del GDPR, come il diritto alla portabilità dei dati e il diritto all’oblio, facilitando una gestione pienamente conforme alle normative in materia di protezione dei dati.
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I PIMS possono rappresentare una svolta epocale nella gestione dei dati, spostando il potere dalle mani delle aziende alle persone in quanto permettono agli utenti di avere un ruolo attivo e consapevole, trasformando il rapporto con i dati personali in un dialogo trasparente e basato sulla fiducia.
Le grandi piattaforme social hanno mosso qualche passo in questa direzione, introducendo strumenti di controllo sui dati, ma il loro approccio rimane incompleto. Consentono agli utenti di scaricare una copia dei propri dati o regolare alcune preferenze, ma restano vincolate a una logica reattiva.
L’utente può accettare o rifiutare, ma difficilmente costruisce una gestione attiva e consapevole. I PIMS, invece, cambiano le regole del gioco: non si tratta più di limitare i danni, ma di costruire fiducia.
Un'azienda che adotta un PIMS dimostra di essere all’avanguardia, non solo tecnicamente, ma anche eticamente. Risponde con coerenza alle richieste del GDPR, eliminando zone grigie nella gestione dei dati, e si distingue in un mercato sempre più attento alla correttezza e alla sostenibilità. Questo approccio non si limita a evitare sanzioni, ma rappresenta una scelta strategica che crea valore a lungo termine.
Pensiamo ai consumatori di oggi, sempre più consapevoli e attenti a come le aziende trattano i loro dati. Un'azienda che adotta un PIMS rispetta le persone in quanto i dati vengono utilizzati solo con un consenso chiaro e informato; offre trasparenza reale permettendo di modificare o revocare le loro preferenze in qualsiasi momento e, non ultimo, promuove un’etica digitale mostrando di non avere nulla da nascondere mediante l’adozione di pratiche che rafforzano la fiducia.
Mentre i social arrancano tra normative sempre più stringenti e crisi di credibilità, le aziende che scelgono i PIMS possono distinguersi come pionieri di una nuova economia digitale. Non è solo una questione di conformità, ma una decisione che trasforma un obbligo legale in una straordinaria opportunità di crescita.
Adottare i PIMS significa fare un primo, fondamentale passo verso la Digital Trust, dove tecnologia e fiducia non sono in opposizione, ma alleate.
giovedì 19 dicembre 2024
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