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L’informativa privacy di WhatsApp: tempesta in un bicchiere di acqua e fuga verso piattaforme che in tema di protezione dati pongono gli stessi dubbi.


martedì 26 gennaio 2021
Avv. Gianni Dell’Aiuto





I social sono stati letteralmente invasi da messaggi e grida di allarme a seguito della comparsa di un normalissimo messaggio sui cellulari di tutti gli utenti che utilizzano WhatsApp, la popolare piattaforma di messaggistica che fa capo alla stessa Facebook. Il terrore che i dati scambiati, le conversazioni, i file e i vocali potessero cadere nelle mani e negli archivi del social che qualcuno sostiene stia spiando tutti noi, il vero grande fratello della rivoluzione digitale, ha portato moltissimi utenti a passare ad altri sistemi di messaggistica quali Telegram e Signal. Andiamo con ordine anche per far comprendere chi sono i competitor di WhatsApp verso cui si è scatenata la fuga degli utenti.

Telegram viene gestito da una società con sede a Dubai che fa capo a due imprenditori russi, i fratelli Durov che hanno creato VK, il social maggiormente diffuso in Russia e Ucraina con oltre 200 milioni di utenti. Signal fa riferimento alla omonima fondazione no profit nata nel 2018 da due imprenditori statunitensi: Moxie Marlinspike e Brian Acton. Entrambe si dichiarano senza fine di lucro ma, ricordiamolo, anche Facebook nasceva originariamente su questo presupposto al punto che, prima di una sentenza del Tar del Lazio che ha accertato come gli utenti pagassero il servizio con i propri dati, dichiarava sulla sua pagina di accesso che il servizio sarebbe sempre stato gratuito.

Indotti quindi alcuni dubbi anche sulle altre piattaforme da utilizzare, per rispettare la par condicio del dubbio su tutti gli operatori, andiamo a vedere il messaggio di WhatsApp che ha dato origine a questa levata di scudi. Il messaggio era più o meno di questo tenore: «WhatsApp sta aggiornando i propri termini e l'informativa sulla privacy. Toccando “accetto”, accetti i nuovi termini e l'informativa sulla privacy, che entreranno in vigore l'8 febbraio 2021. Dopo questa data, dovrai accettare questi aggiornamenti per continuare a utilizzare WhatsApp. Puoi anche visitare il centro assistenza se preferisci eliminare il tuo account e desideri ulteriori informazioni».

Semplicemente, le informazioni che ogni azienda è tenuta a dare ai propri utenti nel rispetto del GDPR a tutti coloro che vogliono utilizzare i servizi offerti (perchè ricordiamo che WhatsApp non è un qualcosa di obbligatorio da utilizzare o un farmaco salvavita). Si tratta di una modifica dei termini apportati al contratto di utilizzo del servizio: modifica che ogni azienda può in qualsiasi momento decidere unilateralmente. Ciò ha scatenato tuttavia reazioni smodate da parte del popolo della rete con l’inevitabile apparizione di messaggi da condividere con cui si “notificava” a WhatsApp il divieto di utilizzare fotografie e conversazioni specialmente in cause civili. Prescindiamo su commenti ma non possiamo che prendere tristemente atto di come una notizia falsa, pilotata ad arte sulle emozioni di un uditorio molto distratto possa avere effetti dirompenti. Ma non è certo questa una novità: ben lo sappiamo che alcune fake news possono convincere molti a credervi e fino a radicare certezze difficili da eliminare; basti pensare alla fake sull’esistenza di Babbo Natale.

In ogni caso ricordiamo che eventuali cambiamenti nella privacy (o, più correttamente, gestione dati) da parte di WhatsApp trova un baluardo nel GDPR che l’azienda facente capo a Zuckerberg deve adottare, anche perché Titolare del Trattamento non è la capofila statunitense, bensì WhatsApp Ireland, e l’aggiornamento nel nostro paese e negli altri dell’Unione, non avrà effetti come chiarito dalla stessa azienda e precisato da testate non soggette a rigurgiti complottari quali, ad esempio, “Il Sole 24 Ore”. Il comunicato dell’azienda recita infatti che «non ci sono modifiche alle modalità di condivisione dei dati di WhatsApp nella Regione europea, incluso il Regno Unito, derivanti dall'aggiornamento dei Termini di Servizio e dall'Informativa sulla privacy. Non condividiamo i dati degli utenti dell'area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità».

Inoltre, nello stesso comunicato, l’utenza viene informata di qualcosa che già doveva sapere se avesse preso visione delle condizioni di navigazione, vale a dire che:

  • né WhatsApp né Facebook possono leggere i tuoi messaggi privati o ascoltare le tue chiamate;
  • non teniamo traccia delle persone che chiami o a cui invii messaggi;
  • né WhatsApp né Facebook possono vedere la posizione da te condivisa;
  • WhatsApp non condivide i tuoi contatti con Facebook;
  • i gruppi rimangono privati;
  • puoi attivare i messaggi effimeri;
  • puoi scaricare i tuoi dati.

Il Garante per la Protezione dei Dati personali ha comunicato di avere portato all’attenzione dell’autorità europea la vicenda per la scarsa chiarezza dell’informativa e non certo per violazioni dei diritti degli interessati.

Lo slittamento della nuova policy di alcuni mesi aiuterà l’azienda a chiarire eventuali aspetti dubbi ma, possiamo esserne certi, non si placheranno voci allarmistiche ed accuse di manipolazione dati e non solo. A tal proposito si ricorda a tutti gli utilizzatori di social e sistemi di messaggistica che hanno la possibilità di smettere di usarli con un semplice click e, in ogni caso, pima di passare ad altri fornitori, si consiglia di accertare come questi trattino i dati dei clienti e delle forme di tutela che potrebbero utilizzare a Dubai nei confronti di Telegram o Pechino verso TikTok.




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