GUARDA QUIhttps://www.accademiaitalianaprivacy.it/areaprivata/foto/485/01.png

Dettaglio news
L’enorme spazio del web e la necessità di nuove normative


giovedì 4 febbraio 2021
Avv. Gianni Dell’Aiuto



Il web che tutti conosciamo e sul quale navighiamo quotidianamente, rappresenta solo una parte minuscola delle pagine e dello spazio complessivamente disponibile online. Esiste anche un web sommerso, sconosciuto ai più, che non è direttamente accessibile e che non è indicizzato dai motori di ricerca tradizionali. Impossibile quindi trovare direttamente da Google o da altri motori di ricerca accessi a tutti queste pagine su cui trovare in vendita ogni prodotto illegale: dalla droga alle armi; da documenti perfettamente contraffatti a materiale pedopornografico fino alla possibilità di acquistare in diretta uno spettacolo a base di torture on demand su minori. La cronaca riferisce che lo scorso anno gli spettatori erano due minorenni italiani.

Lasciando lo spazio che possiamo definire aperto e legale, possiamo accedere, mediante strumenti non impossibili da reperire, al Deep Web si intende tutta quella parte di web non indicizzato dai motori di ricerca, che noi pensiamo e vogliamo continuare a credere che sia “privata”. Questa contiene, ad esempio, le nostre foto sui social che abbiamo voluto rendere private, i dati salvati sul Cloud, i database informativi e quelli delle nostre email. Aggiungiamo i siti di home Banking e qualsiasi altro contenuto che non essendo pubblico richiede un meccanismo di autenticazione per potervi accedere. Possiamo definirlo quell’area del web più appetibile a pirati informatici e ladri di dati. Il fatto che questa zona apparentemente sicura della rete tale non sia, è provato dalle ormai innumerevoli notizie di furti dati, hackeraggi di sistemi e riscatti che vengono richiesti ad aziende e pubbliche amministrazioni vittime di attacchi ben riusciti. Aggiungiamo poi, per cercare di fare una minima completezza sui contenuti del deep web, le pagine ad accesso ristretto e i contenuti dinamici, vale a dire pagine il cui contenuto è generato sul momento dai server.

Il Dark Web è invece quella parte della rete più oscura, non solo privata ma teoricamente irraggiungibile ma a cui è possibile accedere mediante appositi software e che si appoggia a reti specifiche chiamate comunemente Darknet, tutte chiuse al loro interno e raggiungibili solo attraverso software specifici o particolari configurazioni di rete: la più conosciuta è la rete TOR. Nei siti del darkweb i numerosi scambi avvengono in criptovalute e l’accesso è riservato ad utenti “selezionati” dalla rete stessa. Qui si possono acquistare non solo i “prodotti” indicati in precedenza, ma anche organi umani, killer e addirittura schiavi.

Negli ultimi anni si è registrata una crescita imponente dell’utilizzo del Dark Web per la vendita online e ciò ha portato un’espansione delle vendite sia dei prodotti legali sia di quelli illegali da parte di vere e proprie organizzazioni criminali anche internazionali. La rete offre infatti non poche possibilità ai malfattori che possono sfruttare non solo il facile anonimato, ma anche giocare sull’assenza di confini nazionali definiti per creare aree non rintracciabili e eludere le responsabilità penali.

Immaginabili le conseguenze anche in materia di trattamento illecito di dati personali, argomento che dubitiamo fortemente possa essere un problema per chi opera in questo spazio della rete: si tratta di una vera e propria “piazza” dedicata al crimine nella quale i furti di identità e la vendita di dati relativi a carte di credito è forse il reato più commesso che potrebbe sembrare non troppo paradossalmente  il meno grave laddove si consideri traffico di schiavi e pedofilia; ma la quantità di dati ceduti illegalmente, i danni ai singoli e quelli al sistema economico devono indurre ad altre valutazioni da parte dei governi nazionali anche per la problematica del riciclaggio.

Interventi non solo legislativi nazionali ma anche, auspicabilmente, sovranazionali, sono già necessari e l’invocata libertà di rete, sia nella navigazione, sia nei contenuti, avrebbe bisogno di una disciplina per le regole di accesso e di ingaggio: allo stesso tempo una legislazione penale sovranazionale e attenta ad ogni aspetto della criminalità online è quantomeno auspicabile. 




CONDIVIDI QUESTA PAGINA!