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Intelligenza artificiale, big data e protezione dell’uomo: realtà conciliabili?


lunedì 4 aprile 2022
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



Possiamo dire che oggi l’intera esistenza di una persona è contenuta, conservata e si muove nel web? Algortimi elaborano continuamente un grande volume dei nostri dati. L'uomo saprà gestire i Big Data e proteggere, al contempo, i dati?

 

L’Intelligenza Artificiale è sempre più capace di agire autonomamente...

... di predire e poi decidere, di immaginare e pianificare basandosi semplicemente sui dati e sugli algoritmi. Ma si può dire che l’intelligenza umana stia andando nella stessa direzione ovvero, confidando sempre più nello strumento tecnologico, possa fermarsi? Riesce davvero l’uomo a comprendere i progressi logici alla base del learning machine? E, domanda ancor più inquietante, è in grado di intervenire per fermarlo laddove la macchina prendesse il sopravvento sulla ragione umana, l’esperienza, i sentimenti? O è più opportuno chiedersi se voglia fermare le macchine?

L’uomo ha ancora una possibilità di intervenire, quella forse ancora fondamentale: è lui ad inserire i dati nel sistema. E' ancora l’essere umano che può influenzare i primi passi del lavoro della macchina e dare avvio ai processi di elaborazione e decisione finali. Ma cosa accadrebbe se l’essere umano programmasse la macchina dicendole che lo sterminio di una parte selezionata della popolazione fosse un bene da perseguire per la collettività?

 

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità...

Nel nostro piccolo quotidiano il modo in cui le macchine sono indotte a pensare e dare le loro risposte lo vediamo con le pubblicità. Quelle invasive pubblicità che cercano di convincerci ad acquistare un prodotto piuttosto che un altro. Cosa potrebbe accadere se il messaggio fosse quello martellante di un’ideologia amplificato all’esasperazione. Le macchine della propaganda nazista o dell’Unione Sovietica come avrebbero cavalcato questa possibilità?

Le conseguenze della decisione di una macchina hanno ripercussioni non solo a livello economico, ma anche sociale, politico, legale e, non ultimo, morale. Coloro che gestiscono i Big data hanno tra le mani una grande responsabilità nei confronti dell’umanità e, ricordiamoci, si tratta di aziende private, giovani e che non possono sottrarsi alle leggi del mercato oltre a quelle (spesso troppo blande) degli ordinamenti giuridici nazionali o sovranazionali.

Per comprendere il complesso piano su cui ci muoviamo, immaginiamo la quantità di dati che circolano e sono a disposizione dei grandi operatori della rete, dei governi , di hacker o malintenzionati che possono venirne in possesso per usi più o meno leciti. Non dimentichiamo, inoltre, che stiamo parlando di entità che con pochi click possono indirizzare il pensiero della macchina che li elabora o incidere sugli algoritmi.

Per allargare lo sguardo > Quattro amici al bar… del metaverso

 

Big data e protezione del dato...

Possiamo dire che oggi l’intera esistenza di una persona è contenuta, conservata e si muove nel web?Anagrafe, certificati medici e analisi, acquisti di ogni bene di consumo, interazioni, scambi di messaggi privati o di lavoro, semplici like sulle piattaforme social. Ancora: video e fotografie che soddisfano la voglila di apparire, di avere quell’attimo di visibilità e celebrità che internet ha concesso a chiunque disponga di un cellulare e di una connessione.

In tutto ciò si pone un problema di protezione dati a cui l’Unione Europea ha cercato di dare una risposta con il Regolamento 679/2016 ma che, considerato il numero di sanzioni e segnalazioni, sembra ancora non essere sufficiente nella sua applicazione e, ancora, non compreso da chi dovrebbe applicarlo. Difficile conciliare la protezione del dato col Big Data...

Il problema di fondo, probabilmente, non è quello di comprendere o applicare un sistema di protezione dei dati, ma è quello più complessivo di comprensione della cultura del mondo digitale. Un nuovo habitat umano in cui ci siamo trovati e di cui accettiamo i benefici ma del tutto inconsapevoli delle implicazioni negative. La sfida del secolo sarà quella dell’educazione digitale. La protezione dei dati è la prima lezione.

Per saperne di più > Filosofia dei dati personali




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