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giovedì 16 giugno 2022
di GDPRlab.it
Il Garante spagnolo sanziona Google per 10 milioni di euro: ha pubblicato e ceduto a terzi i dati di interessati che avevano richiesto il diritto all'oblio.
E' la sanzione più alta che il Garante spagnolo ha mai inflitto all'azienda americana ed ammonta a 10 milioni di euro. Il motivo ha dell'incredibile: Google ha ceduto a terzi e pubblicato i dati di utenti che avevano richiesto il diritto all'oblio. La sanzione origina dal reclamo presentato da due utenti. I due utenti hanno denunciato al Garante iberico, tra Settembre e Ottobre 2018, il fatto di aver compilato un modulo online per richiedere che Google non indicizzasse i contenuti che li riguardavano. Il modulo online, con tutti i dati, finiva nel database del progetto Lumen dell'Università di Harvard.
Per iniziare: che cosa è il progetto Lumen? La risposta si trova direttamente nel supporto di Google. Vi si legge:
"Lumen è un progetto di ricerca indipendente gestito dal Berkman Klein Center for Internet & Society dell'Università di Harvard che ospita, analizza e pubblica copie di richieste di rimozione dei contenuti online che sono state condivise volontariamente con Lumen da varie società, come Google LLC. Lo scopo del progetto è informare il pubblico e facilitare la ricerca incentrata su contenuti giornalistici e accademici o su norme relativa "all'ecologia" globale di notifica e rimozione, nonché agevolare la disponibilità dei contenuti sul Web".
Per partecipare al progetto, quindi, Google dichiara esplicitamente di condividere quei dati con terzi. In dettaglio, i dati condivisi sono:
La notizia della sanzione arriva direttamente dall'Autorità iberica. Nel comunicato stampa viene ricostruito il meccanismo tramite il quale Google ha condiviso i dati degli interessati col progetto Lumen. Tutto inizia con un modulo online che gli utenti possono compilare per richiedere che Google non indicizzi i contenuti a loro riferiti. Questo modulo, con tutti i dati che contiene, finisce nel database del progetto Lumen, in possesso all'Università di Hardvard.
Non finisce qui ed ecco il paradosso. I moduli compilati per richiedere di non essere indicizzati venivano poi diffusi online. Questo è un ulteriore trattamento dati, ma non se ne trovava traccia nell'informativa Privacy che Google metteva a disposizione degli utenti al momento di compilare il modulo. Insomma se la promessa di Harvard e Google era una forma di diritto all'oblio, il meccanismo del progetto Lumen finiva per fare l'esatto contrario. Chi aveva richiesto che i propri dati non fossero pubblici e che quelli già pubblicati non fossero più indicizzati, vedeva succedere l'esatto opposto.
L'autorità iberica non si è limitata a "staccare" una salata multa ma ha anche imposto a Google una serie di revisioni. Google dovrà modificare la procedura tramite la quale consente agli interessati di esercitare il diritto all'oblio. Diritto all'oblio che, ricordiamo, è esplicitamente previsto dall'art.17 del GDPR. Non solo: il Garante spagnolo ha anche imposto di cancellare e non trattare ulteriormente tutti i dati personali comunicati al progetto Lumen e che sono stati oggetto di richiesta di diritto all'oblio. Ugualmente il progetto Lumen non dovrà più trattare tali dati e dovrà cancellarli dal database.
Il comunicato stampa del Garante spagnolo > The AEPD has imposed a sanction on Google LLC for transferring personal data to third parties unlawfully and for hindering the exercise of the right to erasure
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