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mercoledì 17 maggio 2023
di Avv. Gianni Dell'Aiuto
Chi ha in mano i miei dati? Come li utilizza? Come li protegge? Avrà sufficienti strumenti di sicurezza informatica? Il suo personale è qualificato e riservato? E i miei pagamenti e le transazioni online sono protetti? Queste sono le domande che dovrebbe farsi ogni utente della rete nel momento in cui, con un leggero tocco del dito o del mouse, e senza avere letto le privacy policy contenute in un sito, mette a disposizione di qualcuno i propri dati personali che, spesso, non sono solo quelli di contatto e di riferimento, ma anche dati sensibili quali quelli connessi alla salute, alle abitudini alimentari, alle scelte politiche o orientamenti sessuali.
Le aziende, oggi più che mai, in un mondo e in un mercato sempre più digitali, devono preoccuparsi non solo della Digital Reputation, cioè l’immagine che si costruiscono online, tramite le condivisioni di materiale su siti, blog e, più in particolare, sui social, ma anche della Digital Trust.
Con questa definizione si fa riferimento alla fiducia implicita che gli utenti della rete ripongono nei custodi dei loro dati, specialmente durante le transazioni online. È la garanzia che i dati saranno trattati secondo termini e le condizioni indicate dall’operatore, salvaguardandoli da abusi e garantendone la sicurezza nel regno digitale. Man mano che il mondo online si espande e diventa pervasivo, la fiducia digitale è emersa come fondamento per la condivisione e la divulgazione dei dati.
In un mercato dove i consumatori tendono ad essere maggiormente attenti ad un elemento sensibile quale la propria privacy, e dove è sempre più facile ottenere informazioni, per un’azienda diventa fondamentale che la propria clientela possa essere fiduciosa che un bene prezioso come i propri dati, sia trattato nella maniera più corretta e non venga esposto a rischi.
Le recenti notizie, ad esempio, che i dati dei pazienti delle ASL abruzzesi, trafugati da organizzazioni di hacker, sono nella disponibilità di potenziali acquirenti del darkweb, ha sicuramente minato la fiducia degli utenti nelle difese digitali predisposte da un’organizzazione pubblica.
Laddove ciò avvenisse per un’azienda privata, le ripercussioni sarebbero enormi. Non parliamo, infatti, solo dell’immagine, sul possibile calo di fatturato derivante dalla perdita di clienti, ma anche di ulteriori costi per l’azienda derivanti dalle sanzioni emesse dal Garante nonché di quelli derivanti dall’adeguamento dei propri sistemi e, non ultimi, quelli di misure correttive imposte dalla stessa autorità.
Immaginiamo anche i possibili effetti di una comunicazione a tutti i propri clienti con la quale vengono informati del furto dei loro dati che, adesso, sono nella disponibilità di chiunque. Ecco, quindi, che per ogni azienda si rende necessario intraprendere un ulteriore percorso per la protezione dati che è un diretto corollario di una corretta applicazione del GDPR.
Non solo, quindi, la predisposizione di adeguate informative, ma anche assoluta trasparenza fin dalla fase di raccolta e utilizzo dei dati, fornendo informazioni chiare e comprensibili sulla finalità e sulle modalità di utilizzo. Agli utenti deve essere sempre consentita la possibilità di il controllo sui propri dati, anche decidendo quali informazioni condividere e con chi. La sicurezza informatica è ovviamente fondamentale per la fiducia digitale. I sistemi informatici devono essere in grado di resistere agli attacchi hacker con misure di sicurezza avanzate come crittografia, autenticazione forte e protezione contro il phishing e il malware. Inoltre, gli aggiornamenti regolari dei software e delle applicazioni sono essenziali per mantenere la sicurezza delle tecnologie nel tempo così come quello del personale.
Costruire la fiducia digitale richiede uno sforzo congiunto tra utenti e aziende che devono essere responsabili nella gestione dei dati dei loro utenti e nel garantire la sicurezza delle loro infrastrutture digitali. Infine, per un’azienda, tutto ciò non deve essere considerato un costo, bensì un investimento che rafforzerà il proprio rapporto con una clientela che si sentirà in buone mani.
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