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giovedì 25 maggio 2023
di GDPRlab.it
GDPR e esercizio dei diritti dell'interessato: dopo 5 anni di vigenza del Regolamento e molte sanzioni è possibile stilare una lista degli errori più comuni che le aziende devono evitare per evitare sanzioni.
Il GDPR entrava in vigore il 25 Maggio 2018. Dopo 5 anni di vigenza il Regolamento ha continuato a porre sfide importanti per le aziende, mentre il legislatore e le authority si sono trovati nell'obbligo di "declinare in concreto" alcune previsioni generiche del GDPR stesso. Ne sta emergendo, quindi, un piano sempre più pratico e concreto, grazie allo storico dei provvedimenti dei vari Garanti europei e all'insieme delle previsioni delle Linee Guida (anche dell'EDB).
A questa opera di concretizzazione del GDPR si è affiancata una sempre maggiore attività sanzionatoria dei Garanti. La notizia della sanzione da record di 1.2 miliardi di euro contro Facebook / Meta ancora rimbalza sui media mondiali, ma i dati parlano chiaro: 5 miliardi di sanzioni in 5 anni.
Per approfondire > Maxi sanzione per Meta: 1,2 miliardi per violazione del GDPR
D'altronde il GDPR ha introdotto un principio la cui declinazione è piuttosto chiara: l'accountability prevede non soltanto che le aziende adottino comportamenti conformi al GDPR ma che siano anche in grado di dimostrarlo. Ecco perchè, tra gli infiniti aspetti coinvolti nell'applicazione del GDPR, oggi ne vediamo in dettaglio uno che è, spesso, grande motivo di diffcoltà per le organizzazioni e causa di sanzioni.
Iniziamo dalle basi. L'art. 12 del GDPR, comma 1, specifica:
" Il titolare del trattamento adotta misure appropriate per fornire all'interessato tutte le informazioni di cui agli articoli 13 e 14 e le comunicazioni di cui agli articoli 15 a 22 e all'articolo 34 relative al trattamento in forma concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro, in particolare nel caso di informazioni destinate specificamente ai minori"
Il comma 2 specifica invece così:
"Il titolare del trattamento agevola l'esercizio dei diritti dell'interessato ai sensi degli articoli 15 a 22".
Per approfondire > la pagina tematica del Garante sui diritti dell'interessato
Ne deriva che i titolari del trattamento hanno l'obbligo di:
Per saperne di più > Informativa privacy: dove, come, quando, perché
La teoria è piuttosto chiara. Le organizzazioni devono spiegare i diritti agli interessati e le modalità per il loro esercizio, approntare un canale comunicativo per raccogliere le richieste, dare celere riscontro.
Non dare riscontro alle richiese di esercizio dei diritti
Ne consegue che il più grande errore che un'azienda possa commettere è quello di non prendere in considerazione le richiese di un interessato. Magari, banalmente, perchè l'email di contatto dichiarata a tale scopo nell'informativa non viene controllata. Ma c'è anche un problema concreto: può capitare che l'interessato richieda l'esercizio dei propri diritti in forme poco chiare o intellegibili. In questo caso può capitare che non sia di immediata comprensione la richiesta e, di conseguenza, l'istanza di esercizio dall'utente. La persona incaricata di verificare le richieste, deve essere in grado di comprendere la richiesta dell'interessato (anche a costo di ulteriori spiegazioni) anche se questa non è espressa chiaramente. Il mancato riscontro alle richieste infatti, oltre, a violare il GDPR può spingere l'interessato a presentare reclamo al Garante.
Negare l'esercizio del diritto senza poter dimostrare la legittimità del diniego
Il titolare del trattamento può negare l'esercizio dei diritti di un interessato in pochi e limitati casi specifici. Qualora un titolare decida di negare ad un interessato l'esercizio dei diritti, deve tenere in considerazione anche il fatto che dovrà dimostrare la legittimità di questo diniego. L'interessato potrebbe ad esempio ricorrere al Garante che chiederà al titolare, in rispetto del principio di accountability, di legittimare il diniego.
Questo è un punto importante perché, in questi 5 anni, le sanzioni comminate per ostacolo all'esercizio dei diritti degli interessati hanno raggiunto un numero elevato. Tra i casi più sanzionati:
Eccedere i tempi previsti dal GDPR
L'altro problema che si è spesso posto e che è stato motivo di sanzioni è il ritardo nel processare una istanza di esercizio dei diritt, eccedendo i tempi previsti dalla normativa. Qui i motivi sono infiniti ma i più comuni sono:
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