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Addio a Omegle. Sarà solo il primo?


lunedì 27 novembre 2023
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



 

"Con profondo rammarico, desidero informarvi che Omegle ha chiuso i battenti dopo 14 anni di attività".

Questa decisione è stata comunicata dal fondatore Leif K. Brooks attraverso un messaggio che voleva essere toccante per il pubblico e con toni quasi vittimistici. Il lungo necrologio del creatore della popolare app che permetteva di parlare con sconosciuti è visibile sulla home page del sito, accompagnato da un'immagine simbolica di una lapide. 

La decisione di chiudere Omegle giunge a conclusione anche di una serie di vicende giudiziarie e numerose segnalazioni di abusi che hanno visto la piattaforma coinvolta in casi di pedofilia e, recentemente, anche in un'indagine della procura di Milano su un presunto adescamento online di minori. Il fondatore ha dichiarato che le spese e lo stress legati a questa battaglia si sono rivelati eccessivi e ha espresso la sua preoccupazione per la propria salute, affermando di non voler affrontare il rischio di un infarto a soli 30 anni.

Leif K. Brooks creò Omegle nel 2009, quando aveva soli 18 anni, avendo in mente, a suo dire, il lancio di un sistema per connettere le persone in modalità anonima tra di loro per impostazione predefinita. "Talk with a stranger" era il claim del sito che, si badi, non era una app che doveva essere scaricata. Niente mail, altri dati o elementi identificativi. Bastava accedere e si poteva essere in contatto con tutto il mondo della rete. Chiunque, protetto dall’anonimato, senza neppure un nick identificativo, poteva dire e fare ciò che voleva. E, come dice il fondatore nel suo messaggio di addio, in molti ne hanno decisamente abusato.

Confidava in un utilizzo sano di internet. Una pia illusione.

Secondo dati reperibili online, il sito ha raggiunto circa 73 milioni di visitatori al mese, con una presenza significativa soprattutto in India, Stati Uniti, Regno Unito, Messico e Australia. Altre fonti riportano che l’Italia sarebbe giunta ad essere il terzo paese al mondo per il suo utilizzo. Per molti, troppi adolescenti, Omegle era divenuto un luogo abitualmente frequentato dove passare notti intere a parlare tra sconosciuti e dove regnavano il mistero, la trasgressione, l’imprevedibilità.

Inevitabilmente, con il passare degli anni, che Omegle è stato al centro di numerose controversie. Molti utenti hanno reso pubbliche storie inquietanti riguardo a comportamenti sessuali e adescamenti sul sito. È stata posta in evidenza la complessità delle dinamiche presenti su Omegle e la mancanza di sicurezza online, soprattutto tenendo conto che i soggetti coinvolti erano per lo più un pubblico giovane e vulnerabile. Il Covid contribuì non poco a far aumentare l’uso del sito che vide un vero e proprio boom di iscrizioni durante la pandemia, specialmente negli Stati Uniti, dove alcuni influencer, molto noti tra i giovanissimi, si riprendevano in live streaming mentre incontravano sconosciuti online, passando velocemente alla persona successiva quando si accorgevano di potenziali contenuti inappropriati.

Risultato? Almeno cinquanta procedimenti di cui si abbia notizia per pedofilia a seguito di incontri su Omegle.

Dalle notizie sembra che a base della chiusura vi sia un accordo tra la società gestrice e una vittima di abusi subiti. La vittima, a causa di questa chat, incontrò un pedofilo quando aveva solo undici anni. La causa intentata sembra si sia conclusa con un accordo che prevedeva proprio la definitiva chiusura del sito. 

Dal sito della BBC giungono notizie in merito ad una totale assenza di attività di controllo o moderazione: il sito era gestito esclusivamente da parte del suo titolare e fondatore.

Forse possiamo salutare con sollievo l’eliminazione di questo sito che, da notizie mai smentite, era causa tra i giovani, tra l’altro di gravi disagi emotivi, attacchi di panico, colpa, paranoie, senso di vergogna, seri problemi nelle relazioni personali e familiari, disturbi alimentari e così via. Chissà che a breve non tocchi anche ad altre chat come Chatroulette o Anonymous Chat Apps e che anche i social più popolari non debbano prendere le dovute misure di sicurezza.




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