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Privacy e finestre rotte: Come da una piccola disattenzione possono derivare conseguenze ben più gravi


giovedì 13 giugno 2024
Di Avv. Gianni Dell'Aiuto



Avete fatto caso che sono ancora in circolazione moltissime privacy policy che fanno riferimento all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003? Cosa c’è di strano? Semplicemente che è stato abrogato nel 2018.
Qualcuno potrebbe sostenere che si tratta di una banale svista, una leggerezza che nulla sposta ai fini della sostanza e che, come diceva nonna, nel più ci sta anche il meno.

Nel mondo del business, e della professionalità, non dovrebbe essere così. Non è così.
Nel 1982 i criminologi James Q. Wilson e George L. Kelling svilupparono la teoria delle finestre rotte (broken windows theory) secondo questa teoria, i segnali visibili di disordine e negligenza, come finestre rotte non riparate, graffiti, e sporcizia, possono incoraggiare comportamenti antisociali e ulteriori atti di vandalismo e criminalità.

L'idea centrale è che il mantenimento dell'ordine e la cura dei piccoli problemi possono prevenire problemi più grandi. Ovviamente chi si trovasse a passare in quartieri con palazzi in simili condizioni ne uscirebbe con un’impressione a dir poco pessima; sia della zona, sia degli amministratori.
Nel 2005 questa teoria è stata rimodellata per le aziende e nel suo libro "Broken Windows, Broken Business: How the Smallest Remedies Reap the Biggest Rewards" Michael Levine. Ha posto in evidenza che la cura dei piccoli dettagli e la risoluzione dei problemi minori hanno un impatto significativo sul successo e la reputazione di un'azienda. Levine, un esperto di pubbliche relazioni e consulente aziendale, ha dimostrato come trascurare piccoli problemi può portare conseguenze più gravi, influenzando negativamente la performance complessiva dell'azienda.

Una cattiva applicazione di norme è una finestra rotta. Specialmente se incide sull’immagine di un aspetto importante, se non addirittura essenziale, di un’azienda.
In particolare, inserire una norma abrogata, come l'art. 13 del D. LGS. 196/2003, nell'informativa sulla privacy è un segnale di negligenza e mancanza di aggiornamento.

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Un simile errore può avere diverse implicazioni negative ad iniziare dalla perdita di fiducia nell'azienda, percependo che non presta attenzione alla conformità normativa e alla protezione dei dati personali. Questo può incidere sulla reputazione dell'azienda.
Astrattamente, ma forse non troppo, potrebbe portare a sanzioni da parte del Garante o la possibilità di contenziosi se ne accorgesse un cliente cavilloso. La mancanza di precisione e trasparenza nelle informative possono essere sanzionate.

In ogni caso l'attenzione ai dettagli e la conformità normativa riflettono una più generale cultura aziendale che valorizza l'integrità e la responsabilità. Ignorare questi aspetti può influenzare negativamente la cultura interna dell'azienda, portando a ulteriori negligenze in altre aree operative.
Per evitare che questo tipo di "finestra rotta" comprometta l'integrità dell'azienda, è importante non solo assicurarsi che tutte le normative e le pratiche aziendali siano costantemente aggiornate in base alle leggi vigenti ma, forse più opportunamente, individuare un responsabile della conformità per monitorare e implementare gli aggiornamenti necessari. In tal senso inserire nell’organigramma anche la figura di un avvocato d’impresa, anche esterno, potrebbe rivelarsi una scelta opportuna.

Un’azienda che voglia evitare problemi dovrebbe anche offrire formazione continua ai dipendenti su argomenti specifici e la conformità al GDPR è cruciale anche per creare e difendere la propria Digital Trust.

Infine, le revisioni periodiche delle informative sulla privacy e di ogni altra documentazione legale si rivela, oltre che un dovere, anche l’adeguamento ideale al nuovo modo di fare impresa introdotto dall’art. 2086 C.C. nella sua nuova formulazione.
Conclusione? Se sei un imprenditore che ci tiene alla propria azienda, evita che sia un appartamento in un condominio dove prevalgono le finestre rotte.




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