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C'è voglia di privacy: il 96% degli utenti iPhone blocca la raccolta dati dalle app


mercoledì 12 maggio 2021
di GDPRlab.it



 

Flurry Analytics, di proprietà di Verizon Media, monitora giornalmente oltre 2,5 milioni di utenti iOS attivi negli USA e 5,3 milioni di utenti nel resto del mondo, Italia compresa. Parliamo quindi di dati a campione, ma i numeri danno una chiarissima indicazione su quale sia la tendenza degli utenti Apple mobile: solo il 4% degli utenti negli USA e solo il 12% nel resto del mondo consente il monitoraggio da parte di app di terze parti. Ogni giorno, 96 utenti americani su 100 indicano di non volersi fare tracciare dalla pubblicità.

Il campione in analisi si concentra sugli utenti iPhone, il cui sistema operativo è stato aggiornato alla versione 14.5 e, come promesso ripetutamente da Apple, integra una funzionalità per il blocco del tracciamento da parte delle app: da Cupertino non hanno mai fatto mistero, anzi è sempre stato un punto cardine della narrazione pubblica che l'azienda vuole dare di sé, di avere molto a cuore la privacy dei propri utenti.

«Penso che le persone siano intelligenti e che alcune vogliano condividere più dati di altre. Quindi chiedi. Chiediglielo ogni volta. Fino a quando non ti diranno di smetterla perché si sono stancate di sentirselo chiedere. Spiega con precisione alle persone cosa farai con i loro dati» diceva Steve Jobs e questa linea sembra essere confermata all'azienda. Una narrazione che ha uno scopo anche verso la concorrenza, con i continui tentativi di Apple di diversificarsi rispetto agli altri giganti della tecnologia (si pensi ad Amazon, Facebook o Google) che invece sul tracciamento dei dati anche da parte di app di terze parti basano gran parte (e se non tutta) del proprio business.

Apple, per raggiungere questo obiettivo e rassicurare gli utenti riguardo privacy e riservatezza, ha dotato il proprio sistema operativo di una funzione specifica chiamata ATT, App Reaching Trasparency, attirandosi le ire di Facebook. In effetti, ad ora, questa funzionalità è quella che ha garantito, almeno da parte delle Big Tech, il più netto taglio alla profilazione massiva. Altre aziende sono dovute correre ai ripari messe alle strette dal GDPR ma anche da una sempre maggiore attenzione degli utenti alla privacy: anche Google, ad esempio, è già intervenuto sulla questione, anche se in maniera potremmo dire opaca. Infatti Chrome blocca tutti i cookie di terze parti sul proprio browser, ma poi profila lo stesso gli utenti senza uso dei cookie e in maniera proprietaria.

Insomma, quel che risulta chiaro dopo pochi mesi di attività della funzionalità ATT è che gli utenti, quando finalmente sono coinvolti e viene loro chiesto di esprimere un parere sul tracciamento, preferiscono non essere tracciati e non monetizzare la propria utenza: il fatto che maggior privacy vuole dire pubblicità meno personalizzate non sembra affatto interessare gli utenti, almeno quelli Apple.

Leggi qui il report completo di Flurry Analytics




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