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Anonymous e la guerra Russa


martedì 1 marzo 2022
di Alessandro Papini - Presidente AIP



 à la guerre comme à la guerre e Putin non si è fatto aspettare: come in un Risiko del Sabato sera ha schierato interminabili file di carrarmatini e soldati in direzione di regioni che hanno il solo torto di voler pensare a modo loro, indipendentemente. Ma per Vladimir lo sbocco sul mare e i giacimenti sono più importanti della libertà altrui e così con i risparmi e i sacrifici di una vita…

Al tempo, non i suoi, ma quelli della popolazione russa ridotta alla fame. Insomma con quei soldi ha preso il planning del Risiko e ci ha schiaffato dentro la sua armata, proprio intorno ai suoi desideri. Se non avesse anche il nucleare ci sarebbe da ridere, e invece è proprio questo piccolo dettaglio che ha immobilizzato l’Onu, la Nato e tutte le nazioni confinanti che, memori del motivo per cui scoppiò la Prima Guerra Mondiale, si guardano bene prima di fare il primo passo.

E così pronti via, la guerra sarebbe già in una fase di stallo se non fosse per quei soliti temerari, quegli hacktivisti tanto condannati quanto ricercati da tutto il mondo, quelle persone che hanno un know-how informatico degno di un lavoro da centinaia di migliaia di euro e che invece rischiano il proprio futuro per le cause di libertà a giro per il mondo. Intendiamoci, non voglio certo giustificare i modi di alcune operazioni ma, come ho sempre detto, non sono criminali informatici, sono hacktivisti che si battono per le libertà utilizzando ogni mezzo. I criminali informatici sono altri, sono coloro che trovano falle nella rete per arricchirsi a prescindere da chi dovrà pagare. Anonymous nel mondo e Lulzsec in Italia sono quelli che ci hanno dimostrato negli anni quanto poco proteggiamo i nostri dati, sono quelli che misero in piazza i numeri di cellulari dei pedofili italiani dando tanto lavoro alla Guardia di Finanza, insomma sono coloro che fanno il lavoro sporco che va comunque fatto.

E in questa guerra il lavoro sporco non manca: c’era da fermare i treni che portavano le truppe russe al confine con l’Ukraina? Hanno hackerato il portale della compagnia ferroviaria e fermato i treni costringendo i macchinisti a riavviare il sistema manuale in disuso da anni.

 

C’era da far sapere al popolo russo delle perdite dei loro soldati? Sono entrati nell’agenzia stampa russa Tass e alla fine di una notizia ci hanno messo anche l’inventario delle perdite dell’armata, tra uomini, aerei e carri armati giusto per far sapere che non è e non sarà una passeggiata rincarando la dose con questo messaggio che è stato online per diverso tempo :

Tra qualche anno vivremo come in Corea del Nord. Che cos’è per noi? Mettere Putin nei libri di testo? Questa non è la nostra guerra, fermiamola! Questo messaggio verrà eliminato e alcuni di noi verranno licenziati o addirittura incarcerati. Ma non ce la facciamo più…

Hanno bucato i canali media nazionali facendogli trasmettere l’inno nazionale ucraino insieme agli attacchi ai civili innocenti in modo che la popolazione russa potesse vedere quello che realmente sta succedendo. Hanno attaccato il sistema gestionale di Gazprom provocando un incendio mentre hanno messo fuori uso i siti istituzionali del Cremlino e della Cecenia. Il sito del Ministero dell’Energia è andato anch'esso abbattuto (Tango down) così come quello delll’agenzia spaziale russa e del Ministero della difesa: sono stati pubblicati i numeri di telefono privati di tutti i dipendenti.

Anche in Bielorussia hanno messo fuori uso tutto il servizio ferroviario e rimarrà tale fino a che le forze russe non lasceranno il territorio. Per non parlare di tutte le banche vicine a Putin, nelle quali oramai non si riesce più a fare neanche un collegamento. Anche l’Istituto di Sicurezza Nucleare Russa non se la passa bene: sono stati trafugati 40mila documenti riservati e resi pubblici su anonfiles.

Insomma l’offensiva cyber è appena iniziata e sono certo che non si fermerà fino a che le truppe russe non torneranno a casa.

Come ho già scritto più e più volte quando in gioco c’è la sopravvivenza degli uomini e delle libertà è assai facile apprezzare il lavoro sporco degli hacktivisti: più difficile è comprenderlo e valutarlo quando in casa nostra ci vengono fatte notare le debolezze e le contraddizioni dei nostri sistemi informatici e delle loro protezioni.

Allora è più facile e anche più comodo gridare al crimine ed indignarsi.
Io mi auguro invece con tutto il cuore che il dialogo e la democrazia ci rendano tutti più propensi ad ascoltare gli altri, non solo quando c’è una guerra.

 




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