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Singolarità, intelligenza artificiale e dati


lunedì 3 luglio 2023
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



Il termine “singolarità” ha molteplici possibilità di uso e può trovare applicazione in diversi contesti a iniziare da quello dell’individualità personale. Applicandolo al mondo digitale e all’intelligenza artificiale ha invece un significato che riguarda tutta la collettività.

L’utilizzo di questa parola nel campo dell’informatica risale agli anni 50, quando venne originariamente applicata dal matematico americano di origini ungheresi John von Neumann, che, già allora, parlava di come il progresso tecnologico in continua accelerazione potesse avere grande impatto sulla vita umana. Von Neumann ha dato importanti contributi alla matematica, alla fisica quantistica, alla teoria dei giochi, all'economia, all'informatica e all'ingegneria. È stato uno dei principali pionieri nella costruzione dei primi computer digitali e ha sviluppato concetti e architetture fondamentali per il loro funzionamento. Ha anche progettato "l'architettura di von Neumann", che è ancora alla base dei moderni computer.

Quindi chi più di lui è qualificato per una simile descrizione? Von Neumann si rese conto dell’accelerazione della tecnologia e delle sue applicazioni in un’epoca in cui comparivano le prime televisioni nelle case ed in cui l’elettronica non era ancora alla base delle autovetture che circolavano. E possiamo ben dire che aveva visto ben oltre i limiti del suo tempo.

Von Neumann: oggi le sue previsioni sono andate ogni possibile immaginazione.

Il cellulare o il tablet su cui probabilmente stai leggendo queste parole sarà obsoleto tra pochi mesi; i floppy disk e le cassette VHS hanno ballato una sola stagione. Il walkman, che rivoluzionò il modo di ascoltare la musica non ha superato i trent’anni di vita e con lui le audiocassette. Quanti oggetti che usiamo oggi saranno a brevissimo oggetti di modernariato? 

E di pari passo quanti lavori, magari nati da poco, in pochi anni (o mesi?) cambieranno radicalmente o scompariranno?

Ad esempio possiamo pensare ai linguaggi usati per la programmazione delle macchine. I linguaggi di programmazione erano utilizzati anche prima che i computer fossero inventati (basti pensare al rotolo codificato di un pianoforte, che conteneva le istruzioni necessarie per far suonare una melodia). I primi computer imponevano ai programmatori una profonda conoscenza dell’hardware mentre oggi i linguaggi di programmazione di alto livello richiedono poca o nessuna conoscenza dell'hardware sottostante. Probabilmente, a breve, sarà possibile semplicemente impartire a voce ad un programma di AI solo alcune istruzioni e, in pochi secondi, avremo un programma perfetto per rispondere alle nostre esigenze.


Tutto ciò che impatto avrà e che costi, a livello sociale può comportare?

Chi ha creato la traccia per il recente esame di maturità su WhatsApp, lo strumento che ha reso impossibile il concetto di “attesa”, insieme a quello di “pazienza”, ha ben fotografato l’immagine di una società sempre più veloce e che si aspetta risposte immediate sul proprio monitor in pochi secondi. Specialmente "i nativi digitali" che scaricano film in pochi secondi e non devono più attendere una notte intera per averli come facevano i loro “antenati” solo dieci anni fa.

Questa è ormai la strada intrapresa e senza ritorno.

Per approfondire > DATAFICATION: la nostra esistenza in dati

Ma per andare oltre e proseguire, i sistemi hanno bisogno di quantità sempre maggiori di dati. Qquel quantitativo enorme già presente in rete, non sembra sufficiente.
Ecco quindi che vi sarà bisogno di ulteriori dati che saranno sempre più biometrici e comportamentali che, insieme a quelli strutturati già oggi utilizzati, permetteranno alle macchine di lavorare meglio, più velocemente e interagire tra di loro. Garantire la protezione e la tutela di questi dati è una sfida che potrebbe richiedere massicci interventi legislativi a livello non solo nazionale.

Per saperne di più > Data Act e protezione dati personali: preoccupazione dei Garanti europei




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