GUARDA QUIhttps://accademiaitalianaprivacy.it/areaprivata/foto/1820/01.jpg

Dettaglio news
Abusi sessuali e realtà virtuale: una questione che richiede interventi normativi transnazionali


lunedì 8 gennaio 2024
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



La notizia è recente, ma la questione si era già posta e, verosimilmente, è una di quelle a cui doveva essere già da tempo data una risposta dai singoli governi nazionali e che adesso invoca letteralmente un segnale vigoroso da parte anche di istituzioni sovranazionali a causa della sua portata e delle possibili conseguenze.
Si tratta della questione dei reati sessuali commessi online o con l’uso di strumenti informatici, specialmente adesso che la realtà aumentata permette interazioni che vanno ben oltre il digitale. La vicenda di una sedicenne residente nel Regno Unito molestata virtualmente nella realtà aumentata e traumatizzata come se la violenza fosse stata fisica reale, solleva molti interrogativi.


Per saperne di più > Quattro amici al bar… del metaverso


Le fattispecie di violenza sessuale nel mondo reale hanno aspetti ben precisi e la maggior parte delle legislazioni le hanno tipizzate come reati. Ciò che però avviene nel metaverso, la dimensione generata dalla tecnologia come realtà aumentata o virtuale, è molto più difficile da immaginare anche perché non è dato sapere oggi quali strumenti saranno utilizzati domani per la navigazione (e il nostro domani non è un ipotetico giorno in divenire). Le testimonianze che vengono raccolte sul Web, da diversi Paesi del mondo, rivelano comunque dinamiche più o meno simili. Gli utenti accedono ai mondi digitali indossando visori tridimensionali che creano spazi e ambienti che sembrano veri. È come entrare fisicamente in un enorme videogioco. Il corpo immerso in questa dimensione assume la forma di un avatar, un vero e proprio alter-ego, che si muove e interagisce con le impronte digitali delle persone entrate, chissà da dove, nello stesso mondo.


Per approfondire > La protezione dei dati nel mondo del metaverso


Forme di controllo? Lasciamo perdere... sappiamo bene che sono di fatto inesistenti. Potrebbe quindi ben capitare, ed è accaduto, che un minorenne incontri in una stanza dei perfetti sconosciuti adulti, magari che si spacciano per coetanei e che, attivando le funzioni a loro disposizione, possono esaminare il corpo di quella che, a quel punto, diventa una vittima, e potranno osservare le sue parti intime per poi poterle toccare.

Ispezioni invasive e contatti indesiderati sono, però, le sole prima possibili conseguenze. Ricatti, revenge porn, contatti molto più spinti e così via possono essere l’immaginabile seconda fase. L’impatto, come riportano le fonti online, anche quelle relative a studi sul settore, sono concordi nel ritenere che le conseguenze sono le stesse che una vittima può provare nel mondo reale. Paura, panico, senso di colpa e tutte le ripercussioni che a livello fisico e psicologico subisce una vittima di violenza. Del resto, viviamo in una società che riesce sempre meno a distinguere virtuale e reale.

Si pongono non pochi interrogativi a fronte di questi comportamenti, che riguardano non solo l’assistenza alle vittime e la prevenzione, ma anche i possibili interventi e, aspetto assolutamente fondamentale, la persecuzione e punizione dei colpevoli. Facciamo un’ipotesi non certo inverosimile: una giovane italiana viene molestata (o peggio) da un utente del web che si trova in un paese che non prevede l’estradizione o dove il suo comportamento non è tipizzato come reato ma configura altro tipo di illecito. Oppure pensiamo anche al caso in cui tra paese della vittima e quello del colpevole non esistano trattati di estradizione.

Altra domanda non di poco conto: come e da chi possono essere raccolte prove utilizzabili in un giudizio nel rispetto delle regole di garanzia di un giusto processo che in alcuni paesi sappiamo non esistono? E in ogni caso ricordiamo che stiamo parlando di fatti accaduti in un mondo che non esiste e che la vittima ha concorso a realizzare con il suo aggressore. Quale legislazione sarà applicabile?

Secondo l’Institution of Engineering and Technology di Londra i bambini della prossima generazione trascorreranno nel metaverso o ambienti analoghi almeno dieci anni della loro vita. Inoltre, l’ingresso in questi ambienti virtuali impone la messa a disposizione del sistema e degli altri utenti di una serie incredibili di dati personali, da quelli biometrici a quelli comportamentali, che dovrebbero essere adeguatamente protetti.

Il problema sembra davvero essere più grande dell’intera stessa rete ed è necessaria una immediata riflessione su tutte le possibili implicazioni da parte di tutti gli operatori ma, prima ancora, da parte dei governi nazionali.




CONDIVIDI QUESTA PAGINA!