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Follower falsi: l’illusione che si paga cara


giovedì 15 maggio 2025
Di Avv. Gianni Dell'Aiuto



Nel mercato digitale di oggi, il numero di follower sui social è diventato una misura immediata di successo, credibilità, potere d’influenza. È il biglietto da visita che molti sfoggiano per vendere prodotti, conquistare clienti, ottenere contratti. Ma come tutte le misure troppo semplici, anche questa è facile da truccare.
Bastano pochi euro e qualche clic per gonfiare il proprio seguito con profili falsi, account dormienti, bot che non leggeranno mai un post, non compreranno mai un prodotto, non raccomanderanno mai un servizio.

Followers reali o solamente un illusione?

Sembra una scorciatoia innocua. In fondo, si dirà, è solo una questione di numeri. Ma i numeri falsi non restano mai senza conseguenze. Chi compra follower compra un'illusione, e la spaccia agli altri come verità. È qui che il confine tra furbizia e truffa si fa sottile, quasi impercettibile. Se a fidarsi di quei numeri è un'azienda che investe migliaia di euro in una campagna, se è un cliente che sceglie un professionista apparentemente affermato, l’inganno smette di essere solo morale e diventa sostanziale. E la caduta può essere rovinosa.

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Il rischio non è solo quello di una sanzione, magari lontana e improbabile. Il rischio vero è che qualcuno scopra l’inganno. Perché prima o poi qualcuno controlla, e non ci vuole neppure chissà quale investigazione: bastano strumenti online gratuiti, un'occhiata ai profili dei follower, un'analisi dell'engagement. Quando si scopre che dietro mille, diecimila, centomila follower non c'è vita, non c'è interazione, ma solo silenzio e profili vuoti, la reputazione crolla. E la reputazione, una volta persa, non si ricompra.

Basterebbe ricordare che anche chi aveva milioni di follower veri, autentici, come Chiara Ferragni, ha visto crollare un impero costruito sull’immagine nel momento in cui la fiducia è venuta meno. Se può accadere a chi aveva numeri veri — o almeno creduti tali — figuriamoci a chi basa tutto su un castello di carte fatte di profili fantasma. Non è solo teoria. Un noto ristorante americano, qualche anno fa, affidò la sua campagna pubblicitaria a un presunto influencer che millantava mezzo milione di seguaci.

Il risultato? Un deserto. Nessuna prenotazione, nessun ritorno, nessuna recensione. Analizzando i dati, emerse che il 90% dei follower erano bot. L'investimento si trasformò in una perdita secca e nella necessità di spiegare agli azionisti come era stato possibile farsi truffare da una manciata di numeri vuoti. In Europa, una linea di abbigliamento firmò un contratto con una micro-influencer scoperta poi essere cresciuta solo a forza di acquisti online: campagna annullata, figura pessima, e un danno di immagine più grave di quello economico.

Oppure vogliamo parlare di quell’imprenditore toscano che si è rivolse a un influencer per promuovere la sua azienda, salvo poi scoprire che buona parte dei follower erano fasulli. La campagna fu un fallimento, e l'imprenditore trascinò l'influencer in causa. Ma il giudice, pur riconoscendo che i follower erano effettivamente inattivi o sospetti, ha ritenuto che l’accordo non contenesse vincoli specifici sui risultati e ha condannato l’imprenditore a pagare. Una beffa nella beffa: non solo nessun ritorno, ma anche la parcella.

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Conclusione

In un mercato che vive di percezione, il tradimento dell'apparenza ha un prezzo salatissimo. Non si perdona a chi tradisce la fiducia: non lo perdonano i clienti, non lo perdonano i partner commerciali, non lo perdona il mercato. Chi pensa di poterla fare franca dietro un esercito di profili finti non capisce la natura stessa della reputazione: fragile come un vetro, basta un colpo ben assestato per mandarla in frantumi. E allora non basterà più comprare follower per salvarsi: bisognerà cambiare nome, città, mestiere.

Chi costruisce il proprio nome sull’apparenza rischia un flop clamoroso. Non solo perde la fiducia di chi aveva convinto, ma si inimica anche chi, magari, era pronto a concedergli credito vero. È il disonore che brucia più della perdita economica. In un mondo dove la fiducia è sempre più fragile e il mercato più spietato, farsi scoprire a gonfiare il petto con aria rubata è il modo più rapido per sparire.

La credibilità, come la fiducia, non si costruisce a pacchetti. Si guadagna lentamente, con fatica, un follower vero alla volta. E chi ha il coraggio di essere piccolo e autentico oggi, domani sarà grande senza bisogno di trucchi.




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