GUARDA QUIhttps://accademiaitalianaprivacy.it/areaprivata/foto/2000/01.jpg

Dettaglio news
Ancora in tema di minori


giovedì 9 ottobre 2025
Di Avv. Gianni Dell’Aiuto



Chiunque lavori nel campo della protezione dei dati sa che la questione dei minori è la più delicata.

Minori e mondo online: consapevolezza e sicurezza 

Non solo perché riguarda soggetti vulnerabili, ma perché il digitale ha accelerato e complicato la loro esposizione. L’accesso sempre più precoce a social, videogiochi, piattaforme di e-learning e app di intrattenimento rende i minori destinatari e, al tempo stesso, produttori di dati personali in quantità mai vista prima.

La scuola dovrebbe aiutare a costruire consapevolezza, ma le polemiche infinite sull’uso o il divieto degli smartphone dimostrano quanto il terreno sia ancora fragile. Ci si divide tra chi invoca competenze digitali da sviluppare fin dall’infanzia e chi, al contrario, difende l’idea di una formazione più classica e tradizionale, fatta di libri e relazioni dirette. Non siamo più in un periodo emergenziale in cui la tecnologia era l’unico strumento per garantire continuità didattica: oggi la sfida è diversa, e consiste nel trovare un equilibrio tra innovazione e tutela, tra l’educazione alla cittadinanza digitale e la salvaguardia di spazi di crescita che restino liberi dalle pressioni del mercato e dalle logiche della profilazione.

Il GDPR ha provato a fissare dei paletti: il consenso dei minori sotto i 16 anni, con possibilità per gli Stati membri di abbassare il limite fino a 13; l’obbligo di trasparenza, con informative comprensibili per i più giovani; il richiamo costante al principio di accountability.

Eppure, come operatori, sappiamo che la realtà si muove più velocemente della norma. Un minore che naviga su TikTok, Roblox o Instagram si confronta con logiche di profilazione, sistemi di raccomandazione algoritmica, raccolte massive di dati biometrici (dalla voce al volto), ben oltre la semplice casella “accetto le condizioni d’uso”. E non dimentichiamo che mentire sull’età è fin troppo facile e che i genitori sono molto inclini a creare profili per i figli

Le autorità garanti hanno più volte sottolineato il rischio. In Italia, il caso TikTok e i provvedimenti conseguenti hanno dimostrato quanto fragile sia il controllo sull’età degli utenti e quanto insufficiente sia affidarsi a un’autocertificazione. Anche a livello europeo, l’EDPB ha chiarito che i principi di trasparenza e proporzionalità devono valere con rigore rafforzato quando si tratta di bambini e adolescenti.

Approfondisci > Sanzione Tik Tok: ha violato la privacy dei minori

Il pericolo non è solo la pubblicità mirata. I minori diventano terreno di sperimentazione per modelli di business opachi, dove la raccolta dei dati si intreccia con la creazione di dipendenza dalle piattaforme. E dietro la vetrina del divertimento si nascondono insidie: discriminazioni algoritmiche, manipolazione delle scelte, esposizione a contenuti dannosi.

Potrebbe interessarti > Ancora in materia di minori e social: sanzionato un padre, ma c’è molto di più

In alcuni casi, come hanno mostrato indagini recenti, si arriva a forme di sfruttamento economico diretto dei dati dei minori, o addirittura a pratiche di estorsione legate a immagini condivise con leggerezza. Per gli operatori della privacy la sfida è duplice. Da un lato, tradurre i principi normativi in misure concrete: informative a misura di bambino, sistemi di age verification realmente efficaci, tempi di conservazione dei dati ridotti all’essenziale.

Dall’altro, promuovere all’interno delle organizzazioni una cultura della protezione del minore che non si limiti alla compliance, ma diventi parte integrante della responsabilità sociale d’impresa.

Considerazioni finali

È un compito che richiede competenze interdisciplinari, perché non basta citare l’articolo 8 del GDPR: bisogna conoscere i meccanismi tecnologici delle piattaforme, i modelli educativi, le fragilità psicologiche dell’età evolutiva. In questo senso, la collaborazione con pedagogisti, psicologi e sociologi è preziosa.

La protezione dei dati dei minori non è un capitolo marginale della normativa: è la prova più seria della sua efficacia. Se riusciamo a garantire sicurezza e dignità a chi non ha ancora gli strumenti per difendersi, allora il sistema funziona davvero. Se invece continuiamo a inseguire emergenze, allora la retorica sulla centralità della persona resterà solo sulla carta.




CONDIVIDI QUESTA PAGINA!