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Minori, Internet e social: i rischi sottovalutati e le relazioni sociali in pericolo


martedì 15 giugno 2021
Avv. Gianni Dell’Aiuto





Il Moige (Movimento Italiano Genitori) parla di un utilizzo medio di 52 minuti al giorno di internet da parte dei bambini, tempo che aumenta con il trascorrere degli anni. Tra i dieci e i tredici anni siamo ad un’ora e mezza al giorno. Possiamo ritenere che questo tempo sia molto sottostimato? Probabilmente sì. Ricerche scolastiche, video, musica e, non illudiamoci, sotto i tredici anni si usano anche i social. Nonostante i limiti di età che ne consentono l’utilizzo siano diversi, abbiamo fin troppi esempi di giovanissimi che, eludendo i controlli dei genitori, a volte anche loro disattenti, navigano su queste pubbliche piazze popolate da chiunque. Non solo. Navigando semplicemente su Google e inserendo parole alla portata di tutti, esistono concrete possibilità che bambini accedano a contenuti a dir poco inappropriati.

I rischi? Ci muoviamo su talmente tanti livelli che lo spazio di un articolo è assolutamente insufficiente per descriverli compiutamente tutti. In primo luogo, ci dovremmo chiedere se i più piccoli hanno consapevolezza di quello che è lo strumento che viene loro consegnato con troppa facilità dai genitori: lo ha scoperto a sue spese una famiglia americana che si è trovata sulla porta di casa un divano acquistato dalla figlia di due anni e quella madre inglese che è stata ripresa sotto la doccia dalla figlia, sempre di due anni, che poi ha inviato le foto a tutti i contatti della rubrica.

Ma non sono solo questi i pericoli. Si chiedono i genitori con chi potrebbero più o meno ingenuamente parlare i loro figli? Ladri di identità, hacker, veri e propri pedofili e ogni altra categoria di malintenzionati possono venire a conoscenza anche solo semplicemente del vostro indirizzo di casa e di un orario in cui tutti gli occupanti sono a scuola o lavorare. Non credete sia possibile? Provate a navigare su Omegle o Speedychat, ma ve ne sono anche altre, e potrete avere la prova del contrario. Ci siamo occupati più volte di TikTok, un mare incredibile frequentato da giovanissimi, senza controllo alcuno, che è stato bloccato in India in quanto ritenuto pericoloso per i minori mentre gli hacker di Anonymous lo considerano un’operazione di spionaggio e furto dati dietro cui ci sarebbe il governo cinese.

Quello del furto di dati è uno degli aspetti più sensibili e pericolosi della navigazione online ed è difficile, se non impossibile, credere che sotto i tredici anni (ma spesso anche sopra questa età) vi sia la sensibilità necessaria per comprendere che il cellulare è una chiave che può essere usata per accedere ai segreti e all’intimità di un’intera famiglia e, spesso, anche dei contatti di una rubrica. Il furto dei dati personali può poi rivelarsi il primo passo per il furto di identità, per commettere truffe o svuotare un conto corrente, oppure uno strumento per ricatti ed estorsioni.

Il cyberbullismo è un altro comportamento segnalato a più riprese anche dalla Polizia Postale, che avverte i più giovani di come potersi tutelare e sembra ve ne sia davvero bisogno: durante il lockdown i dati parlano di un aumento di questo fenomeno, che può manifestarsi in forma anche più penetrante in giovani che sono sempre più soli e che aumentano le loro interazioni virtuali diminuendo quelle reali.

Per continuare questa già non certo esaltante lista è stato segnalato che, tra i rischi in aumento, si può inserire anche la dipendenza da gioco d’azzardo. Già nel 2018 uno studio dell’istituto Superiore della Sanità aveva stimato come nella popolazione scolastica il gambling online non fosse un rischio da sottovalutare.




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