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Vita online, identità in rete ed eredità


lunedì 25 luglio 2022
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



La diffusione nel nostro quotidiano di social e tecnologia ha determinato un radicale cambiamento nel modo di vivere. In positivo?

 

L'invasione tecnologica

L’avanzare dei social e la costante invasione nel nostro quotidiano della tecnologia hanno già determinato un profondo, radicale, cambiamento nel nostro modo di vivere. Non possiamo negarlo. Forse esistono ancora persone che non usano la tecnologia? Gli anziani, che hanno sempre vissuto senza computer e usano il cellulare solo per telefonare o gli abitanti di alcune aree non coperte dalla rete. Ma abbiamo già notizie di indios in Amazzonia che usano i tablet per difendersi dalla deforestazione. Ed è lecito aspettarsi che, tra non molto, anche tribù lontane da quelle che noi chiamiamo società civilizzata, vogliano dotarsi di uno smartphone.

Per tornare ad argomenti più attuali per noi, dobbiamo rendere atto che questo sistema ha cambiato profondamente la nostra socialità, il nostro modo di essere. Se in passato si poteva dare il buongiorno a moglie e figli in casa, adesso abbiamo tra noi stuoli di apparentemente simpatici internauti che si alzano mandando un messaggio di buongiorno a tutta la loro rubrica, mentre prima non lo davano nemmeno al vicino.

 

La (a)socialità ai tempi dei social

La nostra giornata poi potrebbe svilupparsi in smart working, da casa. Magari con pause per salutare gli amici sui social, ordinare il pranzo e la spesa dallo smartphone e pagare una bolletta sul computer. Dopo il lavoro possiamo fare un corso di lingue o una lezione di fitness dal tablet, comodamente sul divano. Per poi, magari, uscire a cena con alcuni amici per postare la foto dei piatti facendo a gara a chi ottiene più like. A seguire la buonanotte lanciata ancora a tutta la rubrica augurando sogni d’oro a uno sconosciuto che una volta, per caso, ha messo un like su un post e di cui abbiamo trovato il cellulare sul profilo Facebook.

Minori relazioni interpersonali, minori possibilità di incontro e confronto con le persone incrementano una socialità virtuale. Covid e tecnologia combinate hanno fatto perdere a molti anche quei pochi minuti al mattino, un tempo chiamati “pausa caffè” dove perlomeno ci si poteva incontrare al bar all’angolo o al distributore al terzo piano. Online potremo anche fare analisi e accertamenti medici. Oppure gestire il nostro patrimonio, studiare, avere tutti i documenti da una PA ed evitare lunghe, noiose e inutili file in banca o alla posta. Il nostro nuovo io sarà quindi, necessariamente, una nuova persona, virtuale, che si interfaccerà con messaggi, video, vocali e fotografie. Prendiamone atto e se qualcuno si vuole rifiutare o comunque non ci sta, ha un’unica soluzione: buttare via lo smartphone.

Ma sarà dopo in grado di interagire con il resto dell’umanità digitalizzata o anche solo di avere in tempo reale le prescrizioni mediche? Stiamo inoltre andando verso l’abolizione del denaro contante e alla sua sostituzione con altri tipi di monete.

 

Una identità, tre livelli: il nuovo mondo virtuale

Avremo tutti un’identità virtuale che è, già stato studiato, avrà tre diversi livelli:

  • quello individuale, che rappresenterà il modo di comunicazione con gli altri, con un avatar non fisico ma fatto delle interazioni basiche con gli altri.
  • Nel secondo livello, detto micro, intervengono la narrazione di sé, l’intimità, la propria cultura e i simboli delle culture e delle comunità a cui si appartiene, i ruoli e le relazioni.
  • Nel terzo livello, quello macro, si passa all’appartenenza e all’identificazione con un gruppo all’interno del mondo digitale: una personalità compiuta sul web che diviene parte di uno o più gruppi identificati e a cui si sceglie di appartenere.

Per approfondire > Quattro amici al bar… del metaverso

 

Tutto ciò eliminerà il reale?

Il fenomeno degli Hikikomori è purtroppo in espansione e esistono persone afflitte da fobie di non essere collegati e perdere i contatti con le loro connessioni online. Studi sociologici e medici non basteranno per stabilire quale è e quale sarà la portata di questo nuovo modo di vivere. E mentre i medici dovranno curare verosimili nuove patologie nate da internet che si aggiungeranno a quelle già esistenti, i sociologi dovranno aiutare a comprendere come affrontare tutto ciò per non spersonalizzare l’umanità. 

A ciò aggiungiamo anche il lavoro dei giuristi di internet. Questi dovranno da un lato preoccuparsi della protezione dell’immensa quantità di dati personali che sono in rete e costituiscono queste nostre nuove identità. Dall’altro, dovranno pensare a che cosa accadrà di queste identità dopo la morte della persona fisica che le ha create e che viene rappresentata. Ricordiamo infatti che internet ha una memoria con due caratteristiche: è infinita ed eterna. Il che vuol dire che la personalità da noi creata online resterà in rete anche dopo la morte. Non è un problema solo di eredità o un profilo social che continuerà a ricevere like e messaggi, ma diventa un problema etico che, speriamo presto, dovrò trovare una regolamentazione. Altrimenti, un domani, qualcuno che controlla i dati potrà avere a disposizione milioni di personalità di persone che non esistono più e usarle a suo piacimento.




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