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lunedì 9 settembre 2024
di Avv. Gianni Dell'Aiuto
Oltre al patrimonio materiale che ogni persona lascia ai propri eredi, oggi ogni utente della rete crea un patrimonio online che può avere un valore immenso. Non faccio riferimento solo agli influencer con milioni di utenti, ma a ciascuno di noi e alla sua identità virtuale, quell’avatar che viene creato a colpi di click e like e che resta sul web anche dopo la morte della persona fisica.
Si tratta di un’emanazione diretta della sua personalità, una trasposizione in rete dello ”io” fisico che non può morire insieme a quest’ultimo perché il reale e il virtuale non vivono in osmosi.
Cosa accade a questo nostro doppione?
Precisiamo: non sto parlando del profilo social o di un blog che qualcuno ha creato e gestito in vita. Per questi molte piattaforme hanno già previsto la possibilità di nominare un erede o comunque è possibile a tutti inserire nel proprio testamento clausole o indicazioni che permettano a un erede di gestire i propri accessi in rete. Meta, ad esempio, prevede la possibilità di trasformare la pagina in un memoriale o di cancellazione da parte di chi dimostri di essere erede. Ma non tutti i social lo prevedono e, in ogni caso, l’eredità digitale è qualcosa che non si limita solo ad un blog e a una singola piattaforma.
Intanto sarebbe opportuno cercare di avere chiarezza su quello che è l’esatto concetto di eredità digitale perché se da un lato parliamo dell'insieme di beni, dati e contenuti digitali che una persona lascia dietro di sé dopo la propria morte, dall’altro resta anche la sua complessiva identità virtuale, che è un’entità che non può essere identificata fisicamente e di cui sembra quasi impossibile disporne la completa cancellazione.
Ciò deriva principalmente dalle modalità di interazione di ognuno di noi online e dalla quantità di consensi al trattamento dati con cui abbiamo permesso a centinaia, se non migliaia, di aziende e siti di profilarci, cedere i nostri dati a fornitori e agenzie marketing e così via a cui aggiungere tutti coloro che hanno usato, archiviato, salvato e condiviso le nostre informazioni.
Questa nostra rappresentazione, come accennato, ha anche un proprio valore economico in quanto i dati con cui l’abbiamo creata restano a disposizione delle aziende a cui erano stati conferiti per un determinato uso sul quale è già quasi impossibile vigilare.
Ovviamente non esistono normative in materia; in Italia facciamo riferimento alle disposizioni del Codice Civile che, ricordiamo, è entrato in vigore nel 1942, in un’epoca in cui nelle case era raro trovare un telefono e la rete web era, per il grande pubblico, un racconto di fantascienza. I più lungimiranti possono pensare a inserire nei loro testamenti clausole per la futura gestione o cancellazione di profili e account ricordandosi di indicare user id e password e, così facendo, potranno avere conservato o cancellato un profilo o un’iscrizione ad una piattaforma ma, in ogni caso, resta aperto il problema della complessiva identità virtuale.
Anche se una persona disponesse e desse tutte le istruzioni per cancellare ogni sua traccia online è a dir poco impossibile che alcuni suoi dati non restino al di fuori della disponibilità degli eredi. Immaginiamo, ad esempio, un’iscrizione ad una piattaforma di giochi in epoca in cui ancora non esistevano le leggi sulla privacy o le informazioni che dai motori di ricerca sono passate a decine di shop online o, infine, una blockchain che impedisce forme di accesso a terzi. Non è una questione di poco conto perché riguarda tematiche connesse ai diritti umani, alla personalità, alla disponibilità delle proprie informazioni ma anche all’uso che può essere fatto dai gestori della rete di una persona contro la sua volontà.
Caso estremo, ma non improbabile, un bambino che muore ma di cui, prima, i genitori avevano messo online tutte le possibili informazioni che lo identificavano e che adesso permettono a qualcuno di impossessarsene per farne usi illeciti. Ciò, ovviamente, può avvenire per chiunque e, possiamo esserne certi, dall’altro lato del web qualche hacker è pronto a raccogliere tutti i dati di una persona che non c’è più per metterli a disposizione di chi abbia bisogno di una nuova identità magari non solo virtuale.
In sintesi, l'eredità digitale rappresenta una nuova frontiera nella pianificazione patrimoniale e nella gestione post-mortem, richiedendo attenzione e pianificazione per garantire che i beni digitali vengano gestiti in modo appropriato e rispettoso.
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