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lunedì 3 febbraio 2025
Di Avv. Gianni Dell'Aiuto
Ai sensi del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), la protezione dei dati personali si applica esclusivamente alle persone fisiche viventi.
L’articolo 1 del GDPR specifica che il regolamento tutela le persone fisiche "con riguardo al trattamento dei dati personali". Nessuna norma espressa in relazione al delicato problema del trattamento post mortewm: nulla viene detto riguardo ai dati di chi non c'è più, lasciando agli Stati membri dell’Unione Europea la libertà di stabilire norme specifiche in materia.
Questo silenzio normativo crea un vuoto che aziende e istituzioni faticano a colmare, con conseguenze potenzialmente gravi sia sul piano giuridico che su quello etico. Attualmente, diversi paesi hanno scelto approcci molto differenti. In Italia, ad esempio, l’articolo 2-terdecies del Codice Privacy consente ai parenti prossimi del defunto di esercitare diritti sui suoi dati personali, a meno che il defunto non abbia espressamente disposto altrimenti. Tuttavia, queste norme nazionali rischiano di essere insufficienti in un contesto globale, dove i dati digitali spesso attraversano confini senza incontrare barriere.
Inoltre, la transnazionalità del digitale aggiunge un ulteriore strato di complessità: un dato personale potrebbe essere conservato su server situati in paesi diversi, ognuno con una legislazione propria. Questo crea scenari in cui il trattamento di dati appartenenti a un defunto rischia di essere regolato da norme discordanti o addirittura inesistenti. Tale incertezza non riguarda solo il rispetto delle leggi, ma si estende alla fiducia che gli utenti, viventi e non, ripongono nella capacità delle aziende di gestire i loro dati con integrità.
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Indro Montanelli una volta scrisse che "un uomo è ciò che lascia dietro di sé". Parafrasando, oggi possiamo dire che una persona è anche i dati che lascia. Fotografie, conversazioni, dati sanitari e persino preferenze di consumo: tutti questi elementi compongono una sorta di "eredità digitale". Le aziende conservano patrimoni enormi di dati personali, spesso senza rendersi conto che il loro Interessato non c'è più. Continuano a trattare queste informazioni come se nulla fosse, rischiando di utilizzare dati che appartengono a una persona deceduta, arrivando persino a interagire inconsapevolmente con la sua identità virtuale. E, per il momento, lasciamo a parte il problema dell’identità virtuale, il nostro avatar doppione online.
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Questa mancanza di consapevolezza non è solo un rischio reputazionale, ma anche una potenziale violazione dei diritti di chi resta: familiari, amici, eredi legittimi. Affrontare questa sfida richiede più di una conoscenza tecnica. Serve visione e un grado più elevato di consapevolezza intesa anche come educazione alla protezione del dato da parte, prima di tutto, dell’utente. Ma le aziende e i loro consulenti privacy dovrebbero essere i primi ad attivarsi; anche per le implicazioni etiche e morali.
Un’azienda responsabile deve essere capace di anticipare le implicazioni non solo legali, ma anche sociali ed emotive della gestione dei dati dei defunti. Implementare policy chiare su come trattare i dati di utenti deceduti è un passo fondamentale, così come fornire strumenti agli eredi per rivendicare o cancellare le informazioni. Alcune piattaforme, ad esempio, permettono di designare un "contatto erede", ossia una persona autorizzata a gestire l'account in caso di decesso. Queste soluzioni, oltre a rispettare la legge, dimostrano sensibilità verso il dolore di chi resta, trasformando un obbligo giuridico in un’opportunità di costruire fiducia.
La protezione del dato di chi non c'è più è un tema che mescola diritto, etica e tecnologia. In un mondo sempre più digitale, le aziende non possono permettersi di ignorare le responsabilità che derivano dalla gestione dei dati post-mortem.
Ancora come scriveva Montanelli, il vero valore sta in ciò che si lascia agli altri. E forse è proprio questo il messaggio: custodire i dati dei defunti è anche un modo per onorare la loro memoria.
mercoledì 29 gennaio 2025
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