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giovedì 6 febbraio 2025
Di Avv. Gianni Dell’Aiuto
Lo sappiamo bene: il panorama normativo europeo, negli ultimi anni, è stato attraversato da un’onda lunga chiamata GDPR, che ha riscritto le regole sulla protezione dei dati personali. Un provvedimento che, tra le mille implicazioni, ha toccato in modo particolare il cuore di molte professioni che vivono di fiducia e discrezione, come quella dell’avvocato, del medico e del consulente finanziario.
Ma che cosa succede quando due mondi, apparentemente separati, si trovano a fronteggiarsi? Parliamo del segreto professionale da una parte e della disciplina sulla privacy dall’altra.
In fondo, chi sceglie una professione legata alla gestione di dati sensibili, che siano essi quelli clinici, legali o finanziari, accetta di essere custode di una riservatezza assoluta. È un impegno che non ammette compromessi, che implica una responsabilità pesante quanto il silenzio su cui si fonda. Poi, arriva il GDPR, con la sua mole di norme e obblighi, e pone un problema inedito: il segreto professionale può sopravvivere in un mondo che pretende trasparenza, chiarezza e, soprattutto, tracciabilità?
L'Avvocato, per esempio, non può non tenere a mente che, nell’esercizio della sua professione, custodisce informazioni riservate che riguardano la sfera più intima dei suoi clienti.
Eppure, con il GDPR, si ritrova a doversi districare tra le nuove regole di protezione dei dati. La sua posizione è privilegiata, certo, ma anche qui la discrezione non è più sufficiente se non è accompagnata da una gestione corretta dei dati personali e dalla consapevolezza che i due concetti non coincidono. Il principio di responsabilizzazione (accountability) previsto dal regolamento implica che l’avvocato non solo debba garantire la riservatezza, ma che debba anche saper documentare e giustificare ogni passo compiuto nella gestione dei dati.
Approfondisci l'argomento > Il principio di Accountability nel GDPR e i documenti utili
Ma l’argomento si complica ulteriormente quando si entra nel campo delle professioni che coinvolgono più figure, come i segretari, i collaboratori, i praticanti e gli stagisti. Tutti coloro che, pur non avendo la posizione principale, partecipano alla gestione dei dati.
Si tratta di una rete di persone che, ciascuna con i propri ruoli e responsabilità, concorre alla tutela della riservatezza. Qui il problema diventa, se possibile, ancora più spinoso: come bilanciare la necessità di far rispettare il segreto professionale con l’esigenza di condividere e trattare i dati nel rispetto del GDPR?
Non possiamo dimenticare che, in questi contesti, la cultura della riservatezza è un valore che deve essere instillato sin dal primo giorno di pratica, ma le regole del GDPR non possono essere un oggetto da trattare solo nei momenti formali. I collaboratori e gli stagisti devono essere costantemente sensibilizzati su come trattare i dati, su quali rischi si corrono nel caso di una gestione negligente.
Ogni imprudenza o disattenzione può tradursi non solo in danni ai clienti, ma in pesanti sanzioni economiche. Non è un caso che il regolamento europeo preveda specifici obblighi formativi e di sensibilizzazione.
In sostanza, l’avvocato (come tutti gli altri professionisti coinvolti) deve diventare un esperto non solo nella gestione del segreto professionale, ma anche nella protezione dei dati. E qui nasce il dilemma: proteggere la riservatezza, sì, ma rispettando anche le nuove leggi. Perché il GDPR non è un concetto astratto. È una realtà tangibile che coinvolge ogni aspetto della vita professionale, anche quelli che sembrano minori. La carta della privacy, così, si sovrappone a quella del segreto, ed entrambe devono essere giocate con equilibrio.
Per saperne di più > Protezione dati: un costante work in progress dove l'avvocato serve
In definitiva, l’era della privacy ha portato con sé un cambiamento epocale nel modo in cui i professionisti custodiscono le informazioni. Più che una sfida, si tratta di una necessità: ripensare la riservatezza sotto una nuova luce, rispettando i dati e proteggendo la fiducia che ci viene accordata. La gestione responsabile dei dati non è un optional: è parte integrante del nostro dovere etico e professionale.
E allora, mentre i professionisti si arrovellano sulle mille sfumature di privacy e segreto, molti utenti continuano a sbandierare su social e forum ogni dettaglio della propria vita, ignari o indifferenti al fatto che la protezione dei dati non si esaurisce con un click di conferma. In un mondo che fa dell’intimità un prodotto da mettere in vetrina, la vera sfida non è tanto proteggere i segreti, ma far capire agli altri che non tutto va condiviso, e che, a volte, il silenzio è il miglior strumento di difesa.
giovedì 6 marzo 2025
martedì 4 marzo 2025
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