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Esasperare la privacy: GDPR e legge del taglione


mercoledì 19 febbraio 2025
di Alessandro Papini - Presidente AIP



Opero nel settore data privacy e conformità normativa (al GDPR, ma non solo) da molti anni. Ho visto cambiare il mercato dei dati, le tecniche di utilizzo degli stessi, le tipologie di trattamento dei dati, così come le finalità.

Il GDPR ha fortunatamente posto un limite all'iper sfruttamento dei dati, ha fornito strumenti legali per reagire al marketing selvaggio e ha finalmente riportato i dati "in mano" al legittimo proprietario, ovvero l'interessato.

Lo sappiamo bene, noi di AIP, che la privacy, riconosciuta come diritto universale del cittadino, è un valore fondamentale. Lo abbiamo ribadito anche di recente, sul caso Paragon, oltre e al di fuori delle polemiche politiche. Questo è lo scopo e la mission di AIP.

Cito dalle nostre linee guida:

"Come Associazione Accademia Italiana Privacy (anche detta AIP) si ritiene che il miglior metodo per tutelare i dati (Data Protection) sia di diffondere la conoscenza dei valori Privacy in tutti gli ambiti sociali, nazionali e internazionali. Per l’AIP questa è la più grande scommessa degli anni a venire ed è, come si leggerà in seguito, il primo punto sia delle sue proposte e sia delle sue linee guida"

Ecco quindi che oggi mi trovo a dover commentare un fatto da "gogna social", mi verrebbe da definirlo. E voglio farlo con le dovute premesse, necessarie perché tutti i giorni opero per sensibilizzare, responsabilizzare e formare sulla data protection.

 

Il GDPR e la legge del taglione

Qualche giorno fa un nostro collaboratore ha contattato via email un professionista per proporre una soluzione di compliance al GDPR. Sbagliando, sia chiaro, ma in buona fede: ci si spetta che su Linkedin i professionisti possano discutere, collaborare e proporre. L'errore del nostro collaboratore è stato quello di pescare un indirizzo email da Linkedin e inviare una email. Sarebbe bastato ignorare la mail, procedere segnalandoci il contatto illegittimo, rispondere anche piccati: è legittimo anche nei rapporti lavorativi, quando non desiderati.

Invece no, il "Digital Strategist & Team Leader, Chief Happiness Officer" ha deciso che ritornare alla legge del taglione fosse il miglior metodo per proteggere la propria privacy. Così ha deciso di pubblicare l'intera conversazione, con tutti i dati relativi al nostro collaboratore, taggandone perfino il profilo Linkedin. Se legalmente parlando questa pubblicazione è illegittima e illegale e infinitamente contraddittoria (citare il GDPR a difesa dei propri dati mentre lo si viola pubblicando quelli altrui), c'è una dimensione etica e professionale che mi preme sottolineare.

Saremo assuefatti, ormai, dallo scandalismo, dal clickbait, dal dissing, dalla polemica estremizzata ma io, e noi di AIP, ci opponiamo fermamente a questo modo di fare. Non ci interessa se il "Digital Strategist & Team Leader" stia cercando visibilità o interazioni nella propria rete, sappiamo bene che è così che si crea attenzione: "basta che se ne parli". Ci sono personaggi che ci hanno creato un impero social. Questo però è proprio il web che non vogliamo. Questi sono proprio i social che non vogliamo. Il ritorno all'"età della pietra" dei rapporti sociali.

Ecco io voglio ribadire che la privacy è un diritto fondamentale e il GDPR nasce anche e proprio per porre un limite alla totale scomparsa di limiti sui social. Esporre un giovane professionista alla gogna social per un errore è la negazione dei principi fondamentali del GDPR, così come dell'etica che vi sta dietro. Pubblicare i suoi dati è una violazione delle previsioni del GDPR. Esasperare la privacy avviando la più classica gogna social violando poi la privacy altrui è esattamente quello che contrastiamo ogni giorno come associazione di professionisti.

Forse il "Digital Strategist & Team Leader, Chief Happiness Officer" avrebbe dovuto segnalarci si il problema, ma poi sfruttare la nostra esperienza per mettersi davvero in conformità al GDPR...

Sperando di poter tornare presto all'era della civiltà, anche sui social.




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