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Lo stato dell’arte della cybersecurity per le PMI: tra sicurezza informatica e compliance legale


lunedì 31 marzo 2025
Di Avv. Gianni Dell'Aiuto



C'era una volta la sicurezza aziendale che si misurava con una porta ben chiusa e qualche telecamera a circuito chiuso. Magari un cane in giro la notte o un vigilante. Oggi quella porta non basta più. Il rischio corre lungo le connessioni Internet, si annida nei software non aggiornati, nei documenti lasciati in rete senza protezione e nelle e-mail che sembrano affidabili fino a quando non è troppo tardi.

Cybersecurity e PMI

La cybersecurity per le PMI non è più un optional, ma una necessità inderogabile, e la differenza tra un'azienda che resiste e una che chiude può essere una semplice vulnerabilità trascurata.

Il Rapporto Clusit 2024 non lascia spazio a interpretazioni: gli attacchi informatici sono in costante aumento e l'Italia è un Paese particolarmente esposto. Il problema non è solo la sofisticazione degli hacker, ma anche la sottovalutazione del rischio da parte delle aziende. Non si può più chiudere la stalla quando l’asino è scappato: occorre un approccio strategico e strutturato, perché ogni impresa, grande o piccola che sia, è un potenziale bersaglio.

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A rendere il quadro più complesso si aggiunge un contesto geopolitico instabile, in cui gli attacchi informatici non sono più solo un affare di criminali solitari, ma anche di gruppi organizzati e, in alcuni casi, di interi stati sovrani. Il rischio di azioni ostili su larga scala è in aumento e gli attacchi di denial of service visti recentemente potrebbero essere solo un assaggio di ciò che verrà.

L’Unione Europea, consapevole della crescente minaccia, ha introdotto un pacchetto normativo che impone alle imprese standard di sicurezza più rigorosi. La Direttiva NIS2 estende gli obblighi di cybersicurezza a un bacino molto più ampio di aziende, mentre il Cyber Resilience Act introduce requisiti minimi di sicurezza per tutti i prodotti digitali. A questo si aggiunge la Direttiva CER, che impone agli operatori di settori critici misure di resilienza rafforzate. Non è più solo una questione di compliance: queste norme mirano a evitare che un attacco a una singola azienda si trasformi in un rischio per l’intero sistema economico.

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Il problema delle PMI è che spesso non hanno né le competenze né le risorse per affrontare queste sfide in modo strutturato. Molte aziende vedono la cybersecurity come un costo, anziché come un investimento essenziale per la sopravvivenza. Eppure, è dimostrato che una violazione può avere conseguenze devastanti: blocco delle attività, perdita di dati, danni reputazionali e, nei casi peggiori, chiusura dell’attività.à

Occorre un cambio di mentalità. La cybersecurity non si esaurisce in un buon antivirus e in un firewall aggiornato. Serve una strategia a tutto tondo che coinvolga non solo la protezione telematica, ma anche la sicurezza documentale, la gestione della privacy e il controllo dell’intera filiera aziendale. La sicurezza dei dati non riguarda solo i file digitali, ma anche i contratti, le fatture, le comunicazioni interne. Un hacker non ha bisogno di violare un server se può trovare documenti riservati abbandonati in una cartella condivisa senza protezioni.

Un altro errore comune è considerare la sicurezza informatica un problema esclusivamente tecnico. In realtà, ogni dipendente è un potenziale punto di ingresso per un attacco. Un’e-mail di phishing ben costruita può ingannare anche il più attento dei responsabili IT, ed è per questo che la formazione è essenziale. Tutti i livelli aziendali devono essere coinvolti nella protezione della sicurezza: il miglior firewall del mondo non serve a nulla se un dipendente clicca sul link sbagliato.

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Un aspetto spesso trascurato è l'importanza della continuità operativa. Le PMI devono dotarsi di sistemi di backup sicuri e procedure di ripristino rapide. Un attacco ransomware non deve significare la paralisi totale: avere copie dei dati aggiornate e protette può fare la differenza tra un’interruzione temporanea e un disastro permanente.

E poi c’è la questione legale. La cybersecurity non è solo una faccenda per tecnici informatici, ma anche per avvocati esperti in privacy e sicurezza dei dati. Le normative europee impongono obblighi precisi sulla protezione delle informazioni, e una gestione errata può portare a sanzioni pesanti. Le PMI devono dotarsi di consulenti legali in grado di guidarle attraverso le complessità normative e aiutarle a implementare politiche di sicurezza adeguate.

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Conclusioni

Non basta più limitarsi a spegnere gli incendi quando scoppiano: occorre prevenire. Analizzare i rischi, pianificare la mitigazione, adottare misure essenziali come backup protetti e gestione rapida degli incidenti. E soprattutto, coinvolgere i vertici aziendali, perché la sicurezza informatica non è un problema dell’ufficio IT, ma un pilastro della strategia aziendale.

Il mondo è cambiato. Le PMI devono decidere se adeguarsi o rimanere vulnerabili. La cybersecurity non è un lusso per grandi aziende, ma un'esigenza concreta per ogni impresa che voglia sopravvivere nell'era digitale. Il tempo delle scuse è finito: la sicurezza non può più essere un’opzione, ma deve diventare una priorità assoluta.

 




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