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martedì 19 novembre 2019
Avv. Gianni Dell’Aiuto
Quello della raccolta di dati sanitari, è un trend in forte crescita e sono già molte le aziende tecnologiche che hanno imboccato questa strada. L'accordo tra Ascension e Google rappresenta un ulteriore passo di Big G. nel settore della raccolta dei dati sanitari e fa il paio con l'annuncio dell'acquisto di Fitbit, azienda che vale 2 miliardi di dollari e produce dispositivi indossabili e investe nella "digital healt". Lo scopo è ovviamente "dare in pasto" questa giagntesca mole di dati ad intelligenze artificiali dotate di funzionalità di machine learning, il cosiddetto autoapprendimento. Sia Ascension che Google non si sono preoccupati di informare medici e pazienti di questo accordo, né tantomeno di sottoporre ad ognuno di loro le necessarie informative sulle finalità di utilizzo dei dati, delle modalità di trattamento e della durata del trattamento. In base al GDPR europeo, che ribadisce l'importanza del consenso e dei diritti degli Interessati, si tratta di una violazione palese e chiara. Gli utenti devono essere correttamente e pienamente informati sull'utilizzo dei propri dati.
Per approfondire >>> Google raccoglie i dati sanitari di milioni di pazienti... senza informarli
È passata in secondo piano sui principali organi di stampa, la notizia dell’acquisizione da parte di Google, della Fitbit al non modico prezzo di oltre due miliardi di dollari. Fondata solo nel 2007, Fitbit è leader mondiale nella produzione di tracciatori di attività che tramite dispositivi indossabili e wireless, misurano tutti i dati di un individuo, dal numero di passi a tutti i dati metrici personali, compreso il sonno, la frequenza cardiaca e, principalmente, ogni tipo di attività fisica, essendo anche in grado di riconoscere l’andatura di chi li indossa. Oggi anche tramite una applicazione gratuita è quindi possibile monitorare attività quali assunzioni di acqua, alimentazione, peso e obiettivi fitness. Una soluzione ottimale per il fitness e il benessere, ma anche un modo per creare magazzini dati sempre sotto controllo non solo dal diretto interessato.
Difficilmente immaginabile la quantità di dati personali contenuti nei database di un colosso che, in poco più di dieci anni, è giunto al valore del prezzo corrisposto da Google, ma è facile indovinare i motivi per i quali il motore di ricerca più usato e importante al mondo abbia pagato questa somma.
Adesso Google, oltre all’immenso oceano di dati che vengono quotidianamente messi a sua disposizione dagli utenti della rete, ha a propria disposizione anche un archivio di indicazioni biometriche che, non solo in teoria, permettono di monitorare una buona parte dell’umanità.
Il grido d’allarme del Garante per la Privacy è in tal senso allarmante, in quanto l’acquisizione da parte di Google, ha determinato una concentrazione dell’economia digitale che si pone in contrasto con una risoluzione del 2017 del Parlamento Europeo contraria a questi processi. Il controllo di un così grande patrimonio di informazioni porta ad un potere, definito dallo stesso Soru, abnorme in quanto nella disponibilità di pochi soggetti al punto di poter incidere negativamente sulla tenuta delle democrazie del pianeta.
Tralasciando alle più competenti sedi le valutazioni politiche, ma non senza preoccupazione, viene da porre in evidenza come Google, lo scorso gennaio, avesse acquisito la tecnologia di Fossil per gli smartwatch al prezzo di “soltanto” quaranta milioni di dollari.
La combinazione dei fattori delle tre aziende messe insieme, sono sufficienti a far comprendere come oggi Google sia in grado di mettere sul mercato strumenti indossabili che possono permettere forme di totale controllo sulle persone e non solo sui loro dati.
Fitbit ha sempre dichiarato che non avrebbe venduto o messo a disposizione i dati dei propri clienti; oggi possiamo ben crederlo, in quanto sono nella disponibilità di Google che, difficilmente, se li farà sottrarre.
Google adesso può diventare un pericoloso competitor per Apple che, al momento, sembrerebbe l’azienda leader per i dispositivi indossabili. Quest’ultima notizia venne data dalla stampa sottolineando come Google fosse intenzionata ad entrare prepotentemente nel mercato degli smartwatch, ma oggi la vicenda deve essere riletta diversamente.
In ogni caso tutto ciò porta di nuovo a focalizzare l’attenzione sull’elemento dei dati personali, il bene di maggiore valore nell’era digitale: oro e petrolio messi insieme probabilmente non hanno oggi, e chissà se lo hanno mai avuto, il valore dei dati.
E sorge spontanea una ulteriore considerazione. Oro e petrolio, restano prodotti che hanno un costo per la loro ricerca, per l’ottenimento, per il trasporto e la trasformazione, mentre i dati sono un bene che viene messo a disposizione e aggiornato in tempo reale da chi è in rete dal suo computer, dal cellulare, o mediante un apparecchio che si ritiene serva solo al nostro benessere personale. Chiaro come, per un’azienda il costo ben sia vicino allo zero. Il fornitore è lo stesso utente che, anche solo con un post su un social o una passeggiata, permette una completa profilazione di se stesso, delle sue abitudini, delle sue malattie. Come diceva una vecchia pubblicità, meditate gente, meditate.
giovedì 19 dicembre 2024
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