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La vita eterna online - il destino dei nostri avatar


lunedì 16 settembre 2024
di Avv. Gianni Dell'Aiuto



“Ricordati che devi morire” è la frase resa immortale dal film "Non ci resta che piangere" così come la risposta di Massimo Troisi “Mo me lo segno proprio.
Nel contesto in cui veniva utilizzata ha un significato religioso e morale, in quanto mette l’uomo di fronte alle sue responsabilità quando dovrà renderne conto dopo la morte.

Oggi questa frase assume un diverso valore e un’importanza di cui non siamo ancora completamente consapevoli. Nell’era digitale, infatti, non dobbiamo fermarci a pensare che è soltanto un corpo fisico a lasciare questa terra; questo già lo sapevamo. Ciò di cui ancora non ci rendiamo pienamente conto è quello che lascia non solo come beni o proprietà in eredità ai suoi eredi, ma anche della sua personalità online e degli elementi di cui è composta: dati, informazioni, interazioni, collegamenti; un complesso di elementi che hanno creato un doppione online di una persona che, oltretutto, ha anche un importante valore economico: la sua identità virtuale.

 

Identità virtuale VS Identità digitale

Precisiamo che l’identità virtuale non coincide con l’identità digitale. Quest’ultima è l’insieme delle informazioni che identificano una persona e permettono di accedere a servizi, iscriversi a piattaforme o siti, eseguire transazioni finanziarie e interagire con amministrazioni pubbliche tramite portali digitali. È fatta principalmente di dati identificativi che vanno da quelli anagrafici agli account con le loro password e alle informazioni strettamente personali. 

L’identità virtuale è qualcosa che va oltre e che sfugge al nostro controllo, al punto di sopravvivere alla morte di una persona. Non è fatta di sole informazioni ma di molti altri dati che, direttamente o indirettamente, riconducono ad una determinata persona fisica nella sua interezza. Inizia a nascere quando un individuo utilizza la rete, da uno o più device che iniziano a memorizzare i suoi accessi, i siti che frequenta maggiormente, la lingua che usa e gli orari di navigazione oltre al tempo trascorso su ciascuna pagina.

A questi elementi si aggiungono, con il tempo, le interazioni online e le profilazioni dei comportamenti della persona fisica che, dalla tastiera, presta il proprio consenso al trasferimento dei propri dati a terze parti. Ciò gli permetterà di avere una migliore esperienza di navigazione, ricevere annunci pubblicitari customizzati sulla base delle sue preferenze, essere messo in contatto con altri individui che hanno gli stessi gusti e preferenze. Tutto ciò aumenta in maniera esponenziale quando una persona utilizza un social. A questo punto il fiume di informazioni che vengono rilasciate prende la direzione di tutti gli inserzionisti della piattaforma e diventa disponibile a tutti gli altri iscritti; un profilo privato non vuol dire che i vostri dati saranno disponibili solo per i membri della famiglia e pochi selezionati amici.

 

Il valore economico del nostro Avatar

Insomma, anche se voi non volete o non sapete, ogni click, ogni like, ogni commento e così via, vanno a creare e modificare la vostra identità virtuale, un avatar che rimane online ventiquattr’ore al giorno, sette giorni su sette e su cui non avete alcuna possibilità di controllo. È sveglio mentre voi dormite, viene profilato quando altri utenti lanciano richieste o emettono segnali che possono trovare una corrispondenza e viene alimentato anche dalle vostre fotografie e dalle immagini che contengono un vostro tag o a cui lasciate un commento. Questo avatar ha anche un grande valore economico su cui raramente ci soffermiamo a riflettere.

In primo luogo rappresenta la somma dei prezzi che abbiamo pagato per accedere a siti e piattaforme (ricordiamo che l’iscrizione ad un social è un contratto con il quale ci viene concesso uno spazio in cambio dei nostri dati), ma è anche il riferimento per tutte le aziende che inviano pubblicità e informazioni sui nostri smartphone.

E questo avatar non cessa con l’esistenza della persona fisica. Non stiamo parlando di un sito da cui qualcuno può cancellare l’iscrizione o eliminare le foto personali, ma del frutto di un sistema che permette ad altri il salvataggio di dati, la loro trasmissione, l’inserimento in archivi o in copie di backup e, non dimentichiamo, tutto ciò che noi inseriamo nei motori di ricerca o in una blockchain. Anche la domanda sulla migliore ricetta per la carbonara o dove vive oggi la nostra ex fidanzata del liceo.
Ultima, ma non meno importante nota, non esiste una normativa in materia. Alcune legislazioni stanno iniziando a prevedere una disciplina in materia, ma il vuoto legislativo è enorme e, verosimilmente, non basteranno normative nazionali.

Per approfondire > Eredità digitale: un concetto ancora troppo vago




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