GUARDA QUIhttps://accademiaitalianaprivacy.it/areaprivata/foto/1949/01.jpg

Dettaglio news
Jaron Lanier, il GDPR e la Protezione dei Dati contro l'Economia della Sorveglianza


lunedì 24 marzo 2025
Di Avv. Gianni Dell’Aiuto



Conoscete Jaron Lanier? È un personaggio atipico nel mondo della tecnologia: pioniere della realtà virtuale, critico feroce delle big tech e provocatore intellettuale.

Jaron Lanier: tecnologia, privacy e ideologia

È uno di quelli che "c'era dall'inizio" e che, invece di idolatrare l’economia digitale, ne ha svelato il lato oscuro. Nei suoi saggi, da You Are Not a Gadget a Ten Arguments for Deleting Your Social Media Accounts Right Now, smonta pezzo per pezzo il mito del web libero e gratuito, rivelando il vero affare: la monetizzazione selvaggia dei dati personali. Per Lanier, i social media e le piattaforme online non sono strumenti di connessione, ma sofisticate macchine di manipolazione. E mentre miliardi di utenti si illudono di essere consumatori, in realtà sono la merce.

Lanier, pioniere della realtà virtuale ma anche critico dell’attuale assetto del web, ha denunciato da anni i pericoli di questo sistema, che definisce "economia della sorveglianza". Secondo lui, la monetizzazione dei dati non solo minaccia la privacy, ma genera un ecosistema tossico in cui gli utenti sono prodotti, non clienti.
Queste idee toccano il lavoro degli operatori della Privacy e si intrecciano con i principi del GDPR (General Data Protection Regulation), il regolamento europeo che, ricordiamo, tra l’altro vorrebbe restituire agli individui il controllo sui propri dati personali, imponendo trasparenza e accountability alle aziende.

Approfondisci > Data ethics: una nuova frontiera ancora sconosciuta

Ma il GDPR è sufficiente per contrastare il modello che Lanier critica?
Uno degli aspetti centrali del pensiero di Lanier è l’idea che ogni individuo debba essere remunerato per l’uso dei propri dati (data dignity). Questo concetto si avvicina al principio di Data Sovereignty (Principio di Sovranità dei Dati). sancito dal GDPR, che riconosce ai cittadini il diritto di decidere come e da chi i loro dati vengano trattati. Tuttavia, la realtà è più complessa: mentre il GDPR impone obblighi di trasparenza e consenso, il modello economico delle big tech continua a prosperare grazie a sistemi di profilazione e advertising mirato.

Uno degli ulteriori punti critici individuati da Lanier è che gli utenti spesso non comprendono il valore effettivo dei loro dati. Il GDPR prevede il consenso informato, ma nella pratica molte piattaforme inducono a concedere autorizzazioni tramite interfacce fuorvianti (dark patterns): quelle su cui facciamo click mentendo alla domanda se abbiamo letto e compreso condizioni e termini di navigazione.

Per saperne di più > Design ingannevole nei siti web: l’indagine del Garante privacy sui dark pattern

Lanier ha più volte evidenziato come il potere contrattuale sia sbilanciato: il GDPR tutela gli utenti a livello formale, ma senza un cambiamento del modello di business sottostante, il trattamento dei dati resta una transazione ineguale. Possiamo definirlo il “Paradosso del Consenso e il Problema dell’Asimmetria Informativa”. Un altro aspetto cruciale è il legame tra la raccolta dei dati e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Lanier sostiene che le IA non siano realmente "intelligenti", ma dipendano dall’addestramento su vasti dataset generati dagli utenti, spesso senza che questi ne siano consapevoli.

Conclusioni

Questo pone una nuova sfida normativa: il GDPR regola la raccolta e l’uso dei dati, ma come si può garantire che i modelli IA rispettino davvero i principi di minimizzazione e finalità?

Se il GDPR rappresenta un passo avanti nella tutela della privacy, il pensiero di Lanier suggerisce che servano misure più radicali per riequilibrare il sistema. Tra le soluzioni proposte si indicano un’economia dei dati trasparente, in cui gli utenti possano essere remunerati per l’uso delle loro informazioni, trasformando il consenso in una transazione consapevole; una maggiore interoperabilità tra le piattaforme, per evitare monopoli digitali che limitano la scelta degli utenti e tecnologie decentralizzate, come la blockchain, per garantire un controllo più diretto sulle informazioni personali.
Sono argomenti delicati su cui dovrebbe essere operata da tutti gli operatori e dai legislatori una seria riflessione considerate le conseguenze che potrebbero essere considerevoli per la protezione dati e per gli utenti.

Lanier mette in guardia da un futuro in cui la privacy è merce di scambio e gli individui perdono il controllo della loro identità digitale. Il GDPR è uno strumento fondamentale, ma senza una revisione dei modelli economici sottostanti, rischia di essere una diga contro un fiume in piena. La vera sfida per giuristi e policy maker è trasformare la protezione dei dati in un’opportunità per costruire un ecosistema digitale più equo, trasparente e rispettoso dei diritti degli individui.

Considerata la lentezza degli operatori dovrebbero essere le aziende le prime a pensarci, Ne potrebbero guadagnare non solo in termini di immagine.




CONDIVIDI QUESTA PAGINA!